«Vorrei completare il lavoro iniziato. Il nostro paese adesso è più bello e abbiamo sostenuto tutti»
novi. Enrico Diacci si ricandida per tentare di fare il sindaco per un secondo mandato utile a completare tutto quanto è stato seminato negli ultimi cinque anni. Nelle ultime ore ha sciolto le riserve, trovando il sostegno della lista civica che lo ha sempre appoggiato e ora si appresta ad affrontare la corsa elettorale, senza però scordare la quotidianità dell’amministrare “perché c’è ancora tanto da fare”.
Rispetto a cinque anni fa il clima è parecchio cambiato, con il Pd c’è stato un avvicinamento e chissà che Diacci non possa diventare candidato unico di civica e centrosinistra, che già alcuni mesi fa aveva messo sul piatto la candidatura l’ex assessore Marco Ferrari.
Sindaco Diacci, sono ormai passati cinque anni dalla sua elezione: ci dica le tre cose di cui è più orgoglioso.
«Preferirei definirli i tre temi su cui mi sono impegnato di più: Novi è più bella, la città è cambiata con la ricostruzione post terremoto, ma anche noi abbiamo cercato di valorizzarla e dare nuove opportunità al paese. Penso alla nuova piazza di Novi o la delegazione di Rovereto. Io, se non fossi del paese, a Novi ci vivrei. Mi piace poi pensare alle connessioni: abbiamo lavorato molto sulla viabilità delle frazioni, ma pensato sempre anche a processi ampi: mi riferisco, ad esempio, a via Bosco che ci connetterà subito con l’A22. Il terzo tema: a Novi nessuno si deve sentire escluso né come persona né come attività. Abbiamo fatto tanti bandi per il lavoro, le nuove residenze, i negozi di vicinato».
Quali sono invece le cose che avrebbe voluto fare ma non si sono concretizzate.
«Non ce ne sono tante, ma qualche ritardo c’è e non nego che a volte è stato anche un bene perché magari ci sono serviti per capire le vere necessità della comunità. Posso però garantire che ciò che abbiamo seminato sta arrivando e quanto avevamo ipotizzato cinque anni fa lo vogliamo comunque concretizzare».
Avete spesso scelto la strada della condivisione con la cittadinanza: crede sia stato apprezzato?
«È stato bello a volte anche cambiare idea, in un paio di occasioni è accaduto. Penso alla ciclabile Rovereto-Sant’Antonio che era partita con un’idea e poi, grazie agli incontri con i cittadini, ne è uscita diversa. I residenti si aspettavano un progetto più avanzato e ardito e noi li abbiamo ascoltati. Questo è un esempio di quanto dicevo prima: serve a volte tempo per fare le cose al meglio».
Ricostruzione post sisma: quando crede vedremo Novi e Rovereto senza cantieri.
«Sulla ricostruzione privata ho sempre cercato di incontrare tutti e di stare a fianco di persone, tecnici e aziende. Ormai abbiamo completato l’assegnazione dei contributi. Sono orgoglioso perché abbiamo cercato di accompagnare tutti al risultato, anche i più titubanti e perplessi. L’obiettivo, raggiunto, è stato quello di non lasciare indietro nessuno».
Si dice che un sindaco abbia bisogno di due mandati, il primo per programmare, il secondo per fare: si ricandida?
«Sono a metà strada. Chi mi conosce sa che non è mia abitudine lasciare le cose a metà e vorrei farmi ancora carico della responsabilità di guidare il mio paese».
Rispetto a cinque anni fa sono cambiati molti equilibri politici: si può immaginare in alleanza tra i “suoi” civici e il Pd, ora all’opposizione ma con il quale avete collaborato (bene) in Unione?
«Il clima è effettivamente cambiato e devo riconoscere che abbiamo fatto vari incontri con il Pd. C’è stata un’apertura che ho apprezzato, l’ho detto anche agli esponenti dem».
A proposito, il Pd ha fatto un appello “perché si possa creare un percorso unitario, prima programmatico e poi di individuazione della migliore candidatura possibile alternativo alle destre”.
«Non sarà facile trovare una sintesi totale, ma siamo una civica e siamo sempre pronti a parlare con chiunque per il bene di Novi».
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