ROMA. La Consulta ha posto fine alla disparità tra figli: i minori adottati hanno diritto al legame giuridico con nonni, zii, cugini. Chi li adotta conferisce loro l’appartenenza alla propria famiglia. La Corte costituzionale, riunita in camera di consiglio, ha esaminato ieri la questione di legittimità costituzionale delle disposizioni che escludono, nelle adozioni di minori «in casi particolari», l'esistenza di «rapporti civili» tra il bambino adottato e i parenti dell'adottante (articolo 55 della legge numero 184 del 1983 e articolo 300, secondo comma, del Codice civile). L'adozione «in casi particolari» riguarda bambini orfani, anche con disabilità, bambini che già vivono con il coniuge del genitore biologico, bambini non altrimenti adottabili. In attesa del deposito della sentenza, l'Ufficio comunicazione e stampa della Corte costituzionale fa sapere che le disposizioni censurate sono state dichiarate incostituzionali nella parte in cui prevedono che «l'adozione non induce alcun rapporto civile tra l'adottato e i parenti dell'adottante».
Riconoscimento
La Corte ha affermato che il mancato riconoscimento dei rapporti civili con i parenti dell'adottante discrimina, in violazione dell'articolo 3 della Costituzione, il bambino adottato «in casi particolari» rispetto agli altri figli e lo priva di relazioni giuridiche che contribuiscono a formare la sua identità e a consolidare la sua dimensione personale e patrimoniale, in contrasto con gli articoli 31, secondo comma, e 117, primo comma, della Costituzione in relazione all'articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo.
Coinvolgimento
«Quando una coppia decide di adottare un bambino, nel processo di adozione è importante che vengano coinvolti anche i nonni- sottolinea la Fondazione Colleoni-. Le loro figure sono fondamentali, per l’inserimento in famiglia del nuovo arrivato. Talvolta, basta dire al piccolo “anche tuo papà andava matto per la pasta al pesto” per far capire al bimbo che, col suo nuovo papà, ha molte più cose in comune di quel che pensa». Per insegnare ai nonni come comportarsi con un nipotino adottivo, la giornalista e mamma adottiva Francesca Mineo ha scritto un libro (“Adozione. Una famiglia che nasce”), pieno di suggerimenti: le frasi da non dire ai figli quando aspettano l’arrivo del bimbo, le frasi che si sentiranno dire dalla gente e di cui non dovranno curarsi, come prepararsi quando quei nipotini- più grandi e più in confidenza- vorranno raccontare del loro passato, e chiederanno delle loro origini. Perché è fondamentale che un nonno non minimizzi dietro la scusa che i bambini sono uguali: i bimbi adottati hanno bisogno di più attenzioni, di una maggiore sensibilità, ed è necessario che il nonno sia al corrente della loro storia personale.
Parte della famiglia
Per il resto, il nonno adottivo è un nonno come tutti: deve essere un complice, un confidente, un compagno di giochi. Ma, ancor più che con un nipotino biologico, deve ergersi a custode della storia della sua famiglia, raccontando al piccolo aneddoti sui suoi genitori, sugli zii, sui cuginetti. Di quella famiglia, deve farlo sentire parte. E, soprattutto, deve sempre confrontarsi coi genitori, così da dare al bambino una versione univoca di ogni cosa: spesso, il bimbo adottato chiede infatti conferma ai nonni di quanto i genitori gli dicono, ed è importante che non trovi discrepanze nelle risposte. Così come è importante saper che, spesso, i figli adottivi mettono alla prova i genitori: ecco quindi che, i nonni, dovranno aiutare i nipotini a capire il ruolo di mamma e papà, a vedere il loro affetto. E a sapere che non li abbandoneranno mai.
