ROMA. La notizia del via libera data dalla Consulta ai quattro quesiti referendari sulla giustizia ha scatenato una ridda di reazioni di segno opposto. Esulta il leader della Lega Matteo Salvini, che aveva proposto i quesiti referendari: «Primi quattro Referendum sulla Giustizia dichiarati ammissibili e presto sottoposti a voto popolare: vittoria! #ReferendumGiustizia», scrive su Twitter. E più tardi, a margine, sottolinea: «Siamo qui a festeggiare quello che il centrodestra non è riuscito a fare in trent'anni. Sono felice. Ora lo faranno i cittadini». Gli fa eco Claudio Borghi, anche lui con un cinguettìo: «Emergo dall’audizione e vedo che sono stati dichiarati ammissibili i referendum sulla giustizia. Occhio che potrebbero essere un punto di svolta epocale».
Italia Viva favorevole
Soddisfatti anche da Italia Viva. Per il capogruppo al Senato Davide Faraone, si tratta di «una bella notizia. Ho firmato con convinzione i referendum sulla giustizia ed oggi, con la decisione della Consulta di ammettere i 4 quesiti, quello sulla Legge Severino, sulla separazione delle carriere, sulla custodia cautelare e sulle firme per presentare la candidatura alle elezione dei togati del Csm, è un bel giorno», scrive su Facebook, aggiungendo che «c’è ancora tanta strada da fare per avere davvero una giustizia giusta, ma questo è un buon inizio. Buon voto a tutti».
“Alle urne votare no”, l’appello dell’ex procuratore di Torino
«Alla luce della decisione della Consulta che, con mia sorpresa, ha oggi dichiarato ammissibili i referendum sulla giustizia occorre un forte impegno a favore del “no” alla loro approvazione in modo particolare sulla separazione delle carriere». Lo afferma all'Adnkronos l'ex procuratore capo di Torino Armando Spataro, il cui nome è legato a importanti inchieste sul terrorismo.
Forza Italia: “L’espressione diretta dei cittadini arricchisce la democrazia”
«Forza Italia sosterrà tutti e quatto i referendum sulla giustizia ammessi oggi dalla Corte Costituzionale sui quali abbiamo dato a suo tempo il nostro contributo, attraverso la raccolta delle firme». L'ok della Consulta «è un forte stimolo per il Parlamento. Cercheremo in questo periodo di trovare in Aula una sintesi in chiave garantista». Lo dice all'Adnkronos il deputato e capogruppo di Fi in commissione Giustizia di Montecitorio, Pierantonio Zanettin. Per il senatore azzurro e ex presidente del Senato Renato Schifani, «il via libera della Corte Costituzionale ad alcuni dei quesiti referendari in materia di giustizia è una notizia positiva: l'espressione diretta dei cittadini non può che arricchire la nostra vita democratica». «Nel merito – prosegue – alcuni dei quesiti ammessi riguardano temi di estrema rilevanza. Penso alla separazione delle carriere, che è una battaglia storica di Forza Italia: solo attraverso la divisione tra magistratura giudicante e inquirente si potranno definire i contorni della terzietà e dell'indipendenza dei giudici, costituzionalmente sancite. Quanto alla legge Severino, rileviamo una volta di più l'errore di una normativa che colpisce amministratori ed eletti condannati soltanto in primo grado, ignorando il principio di non colpevolezza fino a sentenza definitiva. La sospensione di diciotto mesi, il più delle volte anticipata dalle dimissioni dell'eletto, crea una dannosa privazione di rappresentanza a fronte dell'assenza di passaggio in giudicato e, così facendo, comprime l'esercizio pieno dell'elettorato attivo e passivo. Su argomenti tanto sensibili, dunque, la parola passerà ai cittadini», conclude.
La posizione di Fdi
Fratelli d'Italia appoggerà solo due dei quattro quesiti dei referendum sulla giustizia ammessi dalla Corte costituzionale, ossia quello sulle separazione delle carriere e quello sull'elezione del Csm. A dirlo all'Ansa è il deputato Andrea Delmastro, responsabile nazionale Giustizia per il partito. Del resto, fin dalla raccolta firme a luglio, FdI decise di sostenere parte dei referendum promossi da Lega e Radicali (4 su sei), avendo dubbi sui limiti agli abusi della custodia cautelare e sull'abolizione della legge Severino (gli stessi giudicati oggi ammissibili dalla Consulta).
Il Pd: “Intervenga il Parlamento”
«Come alcuni di noi avevano giù segnalato lunedì nella riunione promossa dai presidenti Brescia e Parrini, il Parlamento nelle prossime settimane è e deve essere in condizione di esaminare in modo più organico e preciso dei quesiti ora dichiarati ammissibili le questioni da essi sollevate: riforma elettorale del Csm, carcerazione preventiva, distinzione delle funzioni». Così Stefano Ceccanti, capogruppo Pd in Affari Costituzionali alla Camera. «Sul decreto Severino è depositato un testo del Pd per risolvere il problema maggiore, quella della sospensione degli amministratori locali e regionali per sentenze non definitive. È importante che si assuma questa responsabilità, in spirito di dialogo e ascolto reciproco».
La reazione dell’Associazione nazionale forense
«Bene l'approvazione da parte della Consulta dei primi quattro quesiti referendari sulla giustizia. L'esercizio della scelta informata e ponderata dei cittadini su importanti temi di amministrazione della giustizia è un ottimo esercizio di democrazia diretta. Soprattutto considerando l'incapacità, in questi anni, del Parlamento di intervenire, nonostante ve ne fosse evidente necessità». Lo dichiara il segretario generale dell'Associazione nazionale forense Giampaolo Di Marco. «Va però anche detto – osserva – che alcuni dei quattro quesiti referendari dichiarati ammissibili mal si prestano a dar luogo a normative adeguate e condivisibili». E «sarebbe quindi opportuno che il legislatore cogliesse l’occasione per intervenire su molti dei temi referendari, con interventi di risistemazione complessiva dell'assetto normativo». Il primo quesito «relativo all'abrogazione di disposizioni in materia di candidabilità nell'elezione del Csm – evidenzia – si limita ad abrogare l’obbligo per un magistrato di raccogliere da 25 a 50 firme per presentare la propria candidatura al Csm, e si tratta dunque di intervento minimale, che non potrà avere ripercussioni sul sistema di elezione dei componenti togati». Il secondo quesito «che si propone di limitare l’abuso delle misure cautelari (carcerazione preventiva, arresti domiciliari, divieto di dimora ecc.) prevedendo la possibilità di procedere alla privazione della libertà per il rischio di 'reiterazione del medesimo reato' solo per i delitti di criminalità organizzata, di eversione o per i reati commessi con uso di armi o altri mezzi di violenza personale, è in sé condivisibile – sottolinea De Marco – ma data la complessità tecnica del tema sarebbe preferibile un intervento del legislatore». «Bene il quesito sulla separazione delle funzioni dei magistrati sulla base della distinzione tra funzioni giudicanti e requirenti. Si tratta di una importante questione di civiltà giuridica, su cui è importante che i cittadini siano chiamati ad esprimersi. Desta invece preoccupazione il quesito sulla cosiddetta legge Severino – conclude il segretario Anf – perché prevede l'abrogazione dell'intera norma, non solo delle parti più controverse, anche nella parte in cui, per esempio, prevede l'incandidabilità alle elezioni per coloro che hanno riportato condanne definitive per gravi reati».