Giovanni Monti, da buon romagnolo e con una grande esperienza nella cooperazione agroalimentare alle spalle, conosce bene la terra. E sa anche che, come dicono in campagna, dopo la notte segue il giorno: quando la domanda è che anno sarà il 2022 pronuncia due parole molto chiare: fiducia e ottimismo. Monti ha 65 anni ed è presidente di Legacoop Emilia-Romagna al secondo mandato (che scadrà l’anno prossimo). «La crescita delle cooperative in Emilia-Romagna è stata in alcuni settori anche maggiore di quella media regionale – spiega Monti – grazie a una sostenuta domanda sia italiana sia estera. Qualche settore ovviamente a causa del Covid-19 ha subìto di più i danni delle chiusure, come la ristorazione, la cultura e anche le coop sociali hanno registrato difficoltà. Ora scontiamo le assenze per quarantena, che sono arrivate nel momento del picco del contagio da Omicron anche al 10% del totale delle nostre associate». Negli ultimi tre mesi del 2021 poi le aziende, tutte, hanno dovuto fare i conti con l’aumento vertiginoso dei costi dell’energia. «Ma sottolineo anche una circostanza che spesso viene sottaciuta, ovvero la carenza di manodopera qualificata, ad esempio nell’assistenza agli infermi, alle persone anziane, che sta creando grossi problemi».
In una regione dove l’età media dei residenti è sempre più alta, dalle cooperative di abitazione ad esempio giungono messaggi chiari al riguardo. «Bisogna ripensare le abitazioni, dando risposte che guardando ai bisogni delle persone possano essere adeguate a un mondo che cambia. Lo stesso welfare socio-sanitario – afferma Monti – deve trovare nuove modalità di espressione: ma anche qui ci troviamo in difficoltà perché l’Università fatica a produrre le professionalità richieste».
Mettere a terra il Pnrr è certamente la scommessa di un futuro che è oggi: una corretta e rapida implementazione del Piano contribuirà non solo a consolidare la ripresa, ma anche a rafforzare la crescita di medio periodo, senza dimenticare di procedere con la riforma degli ammortizzatori sociali e degli strumenti di politiche attive. Ma il tema all’ordine del giorno è oggi quello ambientale, non solo sul versante caldissimo dei prezzi di elettricità e gas metano. «Il Governo deve intervenire a favore delle imprese in modo forte, le aziende più energivore anche in presenza di tanti ordini chiudono reparti – dice Monti – perché non conviene produrre con certi costi e questo non può che nuocere all’occupazione e ai consumi, con l’inflazione che rialza intanto la testa. Alcuni paesi, per mantenere alti i consumi, hanno erogato fondi direttamente ai cittadini. Rispetto al fabbisogno energetico occorrerebbe investire di più sulle energie rinnovabili e raddoppiare la produzione italiana di gas, usando magari le piattaforme esistenti e le riserve, per dare un po’ di ossigeno all’industria».
La situazione che da un paio d’anni ci troviamo tutti a vivere ha portato a elaborare strategie nuove e la resilienza è diventata una parola sempre più pronunciata. Ad esempio se si parla di agricoltura. Questo settore – spiega sempre il presidente di Legacoop – ha dimostrato di saper fare sistema in Emilia-Romagna, di reggere meglio di altri, forse per l’abitudine al trascorrere delle buone e delle cattive annate, all’arrivo delle gelate tardive e delle estati calde. «E si badi, l’aumento dei prezzi delle materie prime e dell’energia incide anche qui. Il grano è aumentato da 19 a 35 euro al quintale? Bene, ma poi l’agricoltore paga dieci volte di più il concime. Poi ci sono i costi dei trasporti. Proprio sulla sostenibilità della filiera della logistica noi come Legacoop Emilia-Romagna il 4 marzo organizzeremo un’iniziativa per trattare questo tema e fare anche delle proposte. Sulla formazione degli autisti, per sottolineare le mancate scelte fatte in questi anni sulle infrastrutture, sulla necessità – sottolinea Monti – di favorire il ricambio degli automezzi più datati con mezzi green».
«Nessuno ha la palla di cristallo per sapere cosa succederà a breve, anche se abbiamo chiesto a Prometeia e Nomisma di aiutarci a capire le tendenze globali. Ma siamo fiduciosi, perché abbiamo progetti da mettere in campo e siamo convinti, rappresentando 2,5 milioni di persone, che il sistema Italia può farcela se resta unito. Il Patto per il lavoro e l’ambiente che la Regione ha promosso di concerto con le forze economiche e sociali potrebbe essere – conclude Monti – una sorta di modello per il paese».
