MODENA Cinquemila euro di multa con diffida e la sospensione delle attività. La cooperativa sociale Giovanni XXIII è stata sanzionata per la gestione del centro diurno per anziani dei Torrazzi. Le famiglie e lo staff della stessa si sono appellate al Comune l’altro ieri chiedendo una revisione della decisione. Hanno scritto una mail al sindaco Gian Carlo Muzzarelli, denunciando «tutto il malcontento e lo sdegno generale dei nostri ospiti e dei loro familiari».
La risposta del Comune non si è fatta attendere ed è affidata a una nota. Nel testo (pubblicato ieri pomeriggio) si fa riferimento a un sopralluogo compiuto il 20 gennaio di quest’anno. Gli ispettori del Comune e dell’Ausl erano stati allertati dal Comando provinciale della Guardia di Finanza. Nel corso dell’esame dal vivo gli ispettori hanno trovato ospiti cenare. Sulla pagina Facebook del centro diurno si conferma la disponibilità all’assistenza domiciliare. Gli orari (aggiornati al 21 novembre 2019) sono compresi dalle 8 alle 18 (dal lunedì al venerdì) e dalle 9 alle 17 (al sabato). Gli ispettori hanno però appurato che le cene non sarebbero state un’eccezione. Secondo quanto evidenziato dal Comune, «per mesi la struttura avrebbe accolto gli ospiti anche dopo cena per la notte». Tali pernottamenti sarebbero quindi valsi una sanzione di cinquemila euro per accoglienza notturna non autorizzata.
«Capiamo la multa e non la discutiamo – la posizione delle famiglie e dello staff nella lettera inviata al Comune – ma non capiamo come mai il centro diurno debba rimanere chiuso. Non sono state riscontrate problematiche per la struttura, eppure ci troviamo chiusi e senza data di riapertura».
La versione del Comune fa chiarezza. I documenti presi in esame dagli ispettori avrebbero infatti delle “falle”. Nello specifico, sarebbero mancanti l’elenco del personale e le qualifiche professionali per le attività ordinarie, oltre a documenti specifici per l’emergenza sanitaria. Non vi sarebbero né l’elenco degli screening relativi al Covid-19 né il progetto organizzativo del centro per le attività di prevenzione e contrasto del virus. Gli ispettori non hanno riscontrato criticità sulle condizioni igienico-sanitarie della struttura e sull’assistenza agli ospiti.
«I nostri ospiti sono persone anziane – l’appello sottoscritto dalle famiglie e dallo staff – e tante volte le famiglie non riescono a tenerli a casa e hanno difficoltà nella gestione quotidiana. Perché non possiamo tenerli nel centro diurno?».
Dopo il sopralluogo, la Commissione Ausl-Comune ha fornito alla cooperativa una settimana per integrare la documentazione. Un’altra settimana (al massimo) servirà per valutare i documenti e rilasciare il provvedimento di riapertura del centro diurno.
«Troviamo imbarazzante che nessuno pensi a queste persone – la critica delle famiglie e dello staff, riferendosi agli ospiti – al servizio che gli avete tolto e alla noncuranza con cui a oggi, primo febbraio 2022, a cinque giorni dall’invio della documentazione chiesta, ancora nessuno si sia degnato di dirci qualcosa su come procedere». La risposta del Comune include una serie di prescrizioni che saranno monitorate con due binari: nuovi documenti e sopralluoghi aggiuntivi.
LA PROTESTA DEI FAMILIARI DEGLI OSPITI
«Non è giusto».
Paolo Pezzetti fornisce la testimonianza di un familiare di un ospite del centro diurno Giovanni XXIII. Pezzetti non si dichiara a conoscenza della ragione per cui è stata sanzionata la struttura né dei motivi per cui è stato sospeso il servizio. Osserva la quotidianità della propria famiglia e descrive gli effetti dello stop temporaneo. «Mio padre, invalido 100% e non autosufficiente, è ora costretto a stare a casa – scrive Pezzetti all’assessore alle Politiche sociali, Roberta Pinelli – e a non essere seguito dagli operatori sociosanitari, facendo impazzire mia mamma 81enne e il sottoscritto. Questo non è giusto». Contattato telefonicamente, Pezzetti rincara la dose.
«La struttura è chiusa ormai da dieci giorni – prosegue – Sebbene abbiano già pagato la multa, non ha ancora ricevuto il via libera a riaprire. Ci sono venticinque famiglie a piedi. La struttura giornalieria che tiene i nostri genitori è venuta meno».
Il punto di vista del familiare include i contributi economici versati. «I miei genitori hanno pagato le tasse per tutta la vita – aggiunge Pezzetti – e adesso viene tolto loro un servizio utile a tutti, anche a me che ho una famiglia. Ogni mese versiamo alla struttura 1.700 euro. Con mio padre a casa ci rimette mia mamma. Prima di andare a lavorare vado a casa a vedere come sta mio padre, gli misuro l’ossigenazione e poi mi tocca andare in ufficio. Dopo posso controllarlo soltanto alla sera».
Pezzetti difende l’operato della struttura: «Ho sempre trovato tutto perfettamente pulito – la prospettiva di Pezzetti – Dal punto di vista sanitario è però tutto perfettamente pulito e mio padre mangia regolarmente. Ho scritto una lettera all’assessore Pinelli, al sindaco Gian Carlo Muzzarelli e anche all’assessore Andrea Bosi».
Pezzetti confida che il padre possa far presto ritorno nella struttura dei Torrazzi.
«Dopo quello che è successo in questi due anni cosa fate? – domanda Pezzetti disperato alle istituzioni – Chiudete una struttura per anziani?».
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