Una di cinque: la kermesse della musica italiana ha avuto il suo debutto con tanto di pubblico in presenza. Ma non tutto è andato come doveva
SANREMO. Si diceva una volta "perché Sanremo è Sanremo". Un po' come dire che al festival della canzone italiana si può perdonare di tutto. E invece no. La kermesse è bella proprio perché è criticabile, perfettibile, un meraviglioso connubio tra il sacro e il profano, tra il top e il trash. E la prima puntata del terzo festival di Amadeus non poteva essere altrimenti. Finalmente è tornato il pubblico in sala (rigorosamente con mascherina). Sul chi sarà il vincitore ancora i pronostici sono aperti. Quello che è certo è che i cantanti in gara, per lo spettatore comune oscillavano tra il "Chi è questo mo?" e "Questo ancora canta?".
Ecco quali sono stati i momenti più belli e quelli più brutti della prima serata. Ne mancano ancora quattro. Ce la faremo ad arrivare alla fine?
I TOP
- Amadeus ad alta velocità
Arrivato ormai al suo terzo festival, Amadeus sembra ormai lanciato nell'Olimpo dei presentatori italiani. Nessuno ormai rimpiange più Pippo Baudo. E lui ricambia l'amore del pubblico facendo uno show snello con i cantanti in gara mandati a letto prima della mezzanotte. A lui il merito di aver scrollato un po' di polvere da un festival stantìo e poco smart. Invece la conduzione è ottima e lui riesce a mandare avanti tutta la baracca con grande garbo e senza scivoloni. Quello che si dice "il servizio pubblico".
- Achille Lauro: dissacratore punk
A lui tocca aprire la gara. Va bene, non è bellissimo. Va bene, è esagerato. Va bene, non sa cantare. Ma il cantautore romano anche quest'anno sfoggia un concept preparato ad arte per far parlare di sé. Con un look alla Jim Morrison e le movenze alla Iggy Pop, Lauro mette in scena un autobattesimo serve principalmente per lo show. Uno schiaffo al perbenismo e ai cattolici praticanti, già sul piede di guerra.
- Maneskin: orgoglio e modestia
Sono quattro ragazzi poco più che ventenni e hanno in mano il musicbusiness italiano e mondiale. Eppure la loro natura è rimasta quella di quando cantavano in strada. Damiano, frontman che ormai ha diviso il palco con Mick Jagger, riesce addirittura a commuoversi alla fine dell'esecuzione di Coraline. La chimica nella band è eccezionale e il pubblico in sala sembra gradire molto. Gli hater si diano pace: sono giovani, belli e sanno suonare.
- Berrettini: bello e bravo
Ha fatto la sua comparsa sul palco dell'Ariston come un angelo: riccioluto e fiero delle sue vittorie tennistiche. Lui che sul campo rosso è il numero uno; anzi, il sesto al mondo ha dimostrato . Bello, bellissimo. Le figlie incantate e le madri che lo vorrebbero come genero. Lui sfodera poche parole ma al momento giusto e sorride. Più che sufficiente.
- Il pubblico c'è e si vede
Al di là dei dati dello share, che comunque premiano questa prima serata di festival, la vera nota gioiosa è quella di avere il pubblico in presenza. Tutti tamponati (malgrado le lamentele di Fiorello) e con la mascherina, il segnale è quello della ripresa e del ritorno alla normalità, nel limite del possibile. Fa una buona impressione tornare a vedere le persone dopo la scenetta dei palloncini dell'anno scorso.
Note a margine: grande qualità delle canzoni. Morandi riesce a essere più giovane di tante "nuove proposte". Menzione d'onore per Mamhood e Blanco, la Rappresentante di Lista (si prevede già il tormentone con i loro ciao ciao), Michele Bravi (agghindato in versione Scialpi anni 80). Meno entusiasmanti Ana Mena e Rkomi.
I FLOP
- Le spalle di Amadeus
Ornella e Fiorello: no. Lei, la bellissima attrice che ha fatto sognare generazioni di italiani, sembrava intimidita dal teatro dell'Ariston. Dalla scalinata all'intervista, la Muti ha detto poche parole (per lo più lette al gobbo) ma ha lanciato molti sorrisi. Ci si aspettava di più da una grande signora del cinema nostrano. Fiorello ha riproposto di nuovo Fiorello, quello incastrato tra il grande artista poliedrico e l'animatore del villaggio estivo. La gag contro i no-vax è d'attualità ma l'umorismo è un po' datato.
- La Rai si mette in vetrina
Sanremo è il grande aratro per la Rai e proprio per questo motivo non può mancare l'autopromozione di serie tv e contenuti. Nulla di male se alcune scenette non togliessero spazio all'intrattenimento. Il punto più basso è il siparietto con Bova e Frassica (ben 20 minuti) per il lancio di Don Matteo 13.
- Una botta di giovanilismo: Meduza
Strizzare lì'occhio ai giovani ha un senso ma i Meduza in versione Kraftwerk sembra un'operazione di marketing che serve solo ai grandi per dire "voglio stare al passo". La nota stonata della performance è che mentre dentro all'Ariston si porta la dance a tarda notte, centinaia di discoteche e sale da ballo sono con l'acqua alla gola senza sapere se potranno riaprire a causa della pandemia.
- Il vestito di Orietta Berti
Reduce dei grandi successi che l'hanno riportata sulla cresta dell'onda, Orietta Berti sfodera un look a metà tra Lady Gaga e il coronavirus. Una scelta molto discutibile per un personaggio che suscita la simpatia del pubblico perché si presenta in trasmissione con i tortellini fatti a mano, non perché artista trasgressiva.
- Ranieri: una lettera dal passato
Indiscutibilmente un grande artista. Ma la stanchezza comincia a farsi sentire: un giro armonico che ricorda la grande hit "Perdere l'amore", un testo che ha l'odore della naftalina, e una voce che si appanna nei momenti di maggiore pathos sono gli ingredienti per un'esibizione deludente per un interprete del suo calibro.
Intanto sono in salita gli ascolti. Ecco di dati delal prima serata a confronto con gli anni scorsi:
- Sanremo 2019: 10.086.000 e lo share si fermò al 49.5%.
- Sanremo 2020: 10.058.000 telespettatori, con il 52.2% di share.
- Sanremo 2021: 8.363.000 telespettatori, con il 46.6% di share.
- Sanremo 2022: 10.911.000 telespettatori e il 54.70% di share.