Il segretario dem: «Questo Parlamento è un insieme di minoranze, no alla ‘politica dello scoiattolo’. Propongo a tutti un patto per far proseguire al governo il lavoro sul Pnrr e andare al voto nel 2023»
«La notizia della candidatura di Silvio Berlusconi da parte del centrodestra ha fatto il giro del mondo, ma è il nome più divisivo che ci sia. Voglio che sia chiaro a tutti: il centrodestra non ha nessun diritto di precedenza nella scelta del candidato alla presidenza della Repubblica». Così Enrico Letta ha aperto il suo intervento alla riunione congiunta della Direzione nazionale e dei gruppi parlamentari del Pd, convocata da remoto con all'ordine del giorno l'analisi della situazione politica e l'elezione del Presidente della Repubblica. «La scelta del centrodestra è profondamente sbagliata», ha proseguito Letta, «così come la tattica dello ‘scoiattolo’, inadeguata per i tempi che stiamo vivendo».
«Il Parlamento oggi è una unione di minoranze, per questo si deve lavorare con senso di responsabilità: non contiamo di fornire adesso un nome per il Colle», ha dichiarato il segretario del Pd, «farlo oggi significherebbe bruciare il candidato. Vogliamo invece arrivare a una discussione che porti a un nuovo presidente in scia con lo straordinario settennato di Sergio Mattarella». «Serve un accordo generale che parta dalle forze di maggioranza, che sono quelle a cui mi rivolgo perché si rinnovi il patto di legislatura, in cui ognuno faccia un gesto di coraggio e di generosità per il paese. Chiedo a ognuno di uscire dai propri fortilizi, dai propri fortini che porta alla condanna definitiva degli italiani nei confronti della politica».
Letta ha poi tracciato l’identikit del nuovo presidente: «Una figura istituzionale, super partes, non divisiva ma che porti unità», e ha accennato ai tempi del tutto. «Il nostro obiettivo è un presidente che dopo le elezioni del 2023 possa dare l’incarico del nuovo governo a chiunque vinca le elezioni in una condizione di normalità che deve partire, appunto, da una figura super partes». Il segretario del Pd ha anche spiegato i motivi per cui non ritiene che l’elezione del capo dello stato debba portare a nuove elezioni subito. «E’ il momento in cui dobbiamo dare il massimo per completare il lavoro sul Pnrr».
Poi la proposta a tutte le forze politiche: «La proposta che faccio è rivolta sia ai nostri alleati, sia a coloro che hanno chiuso le porte al dialogo, scelta sbagliata: noi vogliamo riaprire le porte per il bene del Paese. Proponiamo un'iniziativa che crei un patto di legislatura per completarla nei tempi naturali, fatto di tre punti: l'elezione di un o una presidente della Repubblica istituzionale, super partes, di garanzia per tutti; la scelta forte di dare energia perché i prossimi 14 mesi di governo siano efficaci in continuità ma con rinnovata energia e completare le riforme per la buona politica». Tra gli obiettivi del Patto per il Quirinale, secondo Letta, ci sono quelli di «limitare il fenomeno del trasformismo parlamentare, che è uno degli elementi di maggiore lontananza dei cittadini dalle istituzioni, fino alla nostra disponibilità, che abbiamo sempre dato, ad aggiustare la legge elettorale, che non è la più bella legge elettorale che potremmo avere. Tutte cose che necessitano di un accordo generale, che parta dalle forze di maggioranza, per rinnovare il patto di legislatura. Le sfide hanno bisogno di un largo patto di legislatura».
Infine un accenno, importante, a Mario Draghi. «Dobbiamo salvaguardare la sua figura. Non vorrei che alla fine dei giochi ci giocassimo la carta che considero fondamentale nel rapporto con i mercati, la forza di Mario Draghi. Vogliamo con forza che la figura di Mario Draghi dia il meglio di se'».