Fausto, insieme alla sorella Daniela, alla cognata Nives e al fratello Gianni, è stato uno dei protagonisti degli anni Ottanta e Novanta
Ha superato il traguardo dei 41 anni dietro al bancone ed è uno dei detentori di questo record a Carpi . E ieri è stato il primo giorno del suo affiancamento alla nuova gestione al quale ha consegnato le redini del bar.
Fausto Biondi, insieme alla sorella Daniela, alla cognata Nives e al fratello Gianni, scomparso tre anni fa ma mai dimenticato, è stato uno dei protagonisti degli anni Ottanta e Novanta al bar Manzoni, tuttora sulla cresta dell’onda.
«Sono stati i migliori anni della nostra vita, per parafrasare la canzone di Renato Zero», racconta Fausto, con emozione e orgoglio per aver condotto per tanti anni l’attività che sorge su una delle arterie principali di Carpi.
Accanto a lui la sorella Daniela e Lucia, una ragazza cinese che con il suo staff lavora già al Caffè dei Pio e da ieri è anche alla guida del “Manzoni”.
Qual è il ricordo più bello dopo tanti anni?
«Abbiamo vissuto tantissimi momenti memorabili. I più belli sono stati certamente gli anni dell’apertura. I primi due decenni, allargando il tiro. Negli anni Ottanta abbiamo deciso di scommettere sul piano bar. Subito ci davano dei matti, poi ci hanno seguito tutti. È stata un’idea vincente, apripista anche per altri città fuori regione. Qui al bar Manzoni, infatti, arrivavano, ma arrivano tuttora, da Modena, Reggio, Mantova... La musica, il divertimento sano, senza cellulari: poter vivere quegli anni è stato bello, bellissimo. Al bar venivano anche tanti artisti: spesso arrivavano qui dopo essersi esibiti al “Picchio Verde”. Una sera, a sorpresa, ha fatto il suo ingresso Vasco».
Una storia personale, ma anche un bel pezzo di storia della città.
«Certo, insieme a mia sorella Daniela, mio fratello Gianni, che purtroppo non c’è più, e sua moglie Nives abbiamo fatto decollare l’idea del piano bar. Sono stati gli anni di un boom incredibile, del divertimento sano, genuino. Siamo stati precursori degli “apericena” e facevamo karaoke a manetta. Ricordo che si lavorava su grandi numeri: ospitavamo 200 persone a sera. Ho vissuto quattro generazioni di ragazzi, che venivano qui da bimbi e ora sono grandi come me. Adesso non ci sono più i ritrovi di una volta, tutte le sere. Oggi, al di là della pandemia che chiaramente ha rimesso in discussione tutto, hanno preso il sopravvento i social e va di moda uscire soltanto nel fine settimana».
Un passaggio di testimone importante, il suo, avvenuto dopo un anno e mezzo dal suo appello.
«Sì, per una ventina di giorni affiancheremo Lucia e il suo staff che ha già esperienza nella gestione del Caffè dei Pio. Personale italiano che volesse rilevare il bar non ne ho trovato».
Adesso cosa farà Fausto, una volta appesa al chiodo la divisa da barista?
«Mi ritirerò nel mio vigneto, nell’azienda agricola. Staremo una ventina di giorni qui con la nuova gestione per il passaggio di testimone, poi le mie giornate saranno molto diverse da quelle di questi ultimi decenni».