È l’ultimo miglio. Manca solo l’accreditamento per far partire il corso di Informatica dell’Università di Verona nel capoluogo a settembre dell’anno prossimo. Il via libera, lunedì 21 ottobre in consiglio comunale a Belluno, del protocollo con Confindustria, Consorzio Bim e Provincia, segna il passo avanti decisivo.
Palazzo Rosso si impegna a concedere, gratuitamente per 15 anni, gli spazi di Palazzo Bembo per le attività didattiche. Il primo piano dell’immobile sarà destinato all’Università di Verona, per aule, laboratori e aule studio per i futuri universitari.
L’Università di Verona, ha spiegato in consiglio l’assessore alle politiche scolastiche Roberta Olivotto, avrà gli spazi gratuitamente, ma pagherà le spese di gestione (riscaldamento, energia elettrica, acqua, rifiuti, servizio di vigilanza e manutenzione degli estintori) quantificate in 51.298,56 euro all’anno.
Resteranno a carico del Comune tutte le altre spese, come quelle telefoniche, internet, pulizie, guardiania, assicurazione responsabilità civile verso terzi, ecc.
«Quella dell’Università di Verona sarà una sede decentrata, il che significa che si faranno didattica e ricerca», ha spiegato l’assessore Olivotto. Il corso di laurea sarà triennale, prevede 70 studenti per anno di corso che, secondo gli studi commissionati nel percorso avviato due anni fa, potrebbero arrivare da tutto il Bellunese, dall’area della Pedemontana, l’alto Trevigiano e Vicentino e tutta la zona del Pordenonese più vicina ai confini veneti (si pensi a Sacile).
Gli spazi, quindi, ci sono. Ci sono anche le risorse: Confindustria, da protocollo, si impegna a sostenere finanziariamente il progetto coinvolgendo le aziende associate e non; il Consorzio Bim investirà un milione di euro (provenienza Fondo Comuni di confine) per gli allestimenti tecnologici. Anche la Provincia farà la sua parte: si farà carico dell’adeguamento dei servizi nel territorio provinciale, in modo da rispondere alle nuove esigenze generate dalla presenza dell’Università.
L’atto in consiglio comunale è stato votato all’unanimità, nella consapevolezza di tutti i consiglieri che sono intervenuti nel dibattito delle rilevanti ricadute sociali, economiche e culturali che l’Università porterà con sé. Si sono astenuti i consiglieri di Insieme per Belluno e Armando Stefani (Fratelli d’Italia).
Soddisfatta anche la presidente di Confindustria Belluno Dolomiti, e non potrebbe essere altrimenti visto che l’associazione degli industriali è stata la promotrice del percorso che sta per concretizzarsi. «Belluno merita l’Università e un futuro di attrattività. Il passaggio in consiglio comunale è un tassello fondamentale di un disegno che, come associazione, stiamo perseguendo da tempo con tutte le nostre forze. Quando associazioni, imprese e Istituzioni navigano nella stessa direzione, si possono raggiungere risultati straordinari», commenta. «Con questo via libera si pongono le basi di una collaborazione strategica tra territorio e Università, individuando in palazzo Bembo il cuore pulsante di una nuova fase, già iniziata nel 2020 con l’attivazione dell'hub per il Nordest della Luiss Business School e che proseguirà con l’approdo degli Its Meccatronico e Occhialeria, tutte iniziative che gli industriali bellunesi sostengono con forza».
Un disegno complessivo per costruire quel polo dell’alta formazione che da sempre Confindustria vuole insediare strutturalmente a Belluno.
«Sarà un centro propulsivo di formazione e innovazione, che si irradierà sul territorio», continua. «Alcuni laboratori della facoltà di informatica saranno ospitati anche negli spazi di Confindustria in via Mezzaterra, mentre quelli degli Its, rinnovati anche grazie alla sinergia con Anfao e Certottica, saranno al Segato».
Non solo il capoluogo sarà interessato dalla “sfida delle competenze”: gli studenti della facoltà di informatica potranno utilizzare anche gli spazi del Living Lab di Feltre – dotato di tecnologie di ultima generazione e ospitato nella sede feltrina di Confindustria a palazzo Bianco – e, in futuro, la nuova pista sensorizzata a Falcade: un disegno complessivo che si sta sviluppando nell’ambito della Dolomiti Innovation Valley, per mettere a sistema Università, centri di ricerca e start up di tutto l’arco alpino. Unico modo, questo, per dare competitività al tessuto manifatturiero, e quindi ai territori, nell’epoca dell’economia della conoscenza.
«È un mosaico complesso ma che ha preso forma», conclude Berton. «Da parte nostra, stiamo dando il massimo, coinvolgendo imprese, famiglie e studenti. L’attrattività del territorio passa per la conoscenza; non possiamo parlare di “fuga” e non fare nulla per arrestarla. Occorre invertire la tendenza e fare nuovi innesti. Con queste iniziative di eccellenza non ci rivolgiamo solo ai giovani bellunesi ma a chiunque voglia intraprendere un percorso di studi e di lavoro sostenibile. Dimostreremo con i fatti che la nostra provincia è terra di opportunità. Le Olimpiadi ci aiuteranno nell’amplificare questo messaggio: siamo sulla strada giusta».