Quasi cento anni di servizio, di missione nella comunità, di servizio e collaborazione nel tessuto sociale. Feltre riempie il duomo per salutare i padri Canossiani, che domenica 1° settembre hanno fatto la loro ultima uscita pubblica in città con la celebrazione della messa da parte del preposto generale, padre Carlo Bittante.
Lasciano il patronato del Sacro Cuore, la cui gestione ora passa alle parrocchie di Feltre con don Angelo Balcon che dovrà trovare una nuova soluzione per tenere vivi gli ampi spazi in via Belluno.
Presenti tanti fedeli, tanti feltrini che hanno trascorso la giovinezza al patronato di via Luzzo quando c’erano padre Lorenzo, padre Vittorio con i suoi giochi estivi, padre Angelico che faceva risuonare la sua stentorea voce tenorile tra le mura del complesso. Presente il sindaco Viviana Fusaro, alla sua prima apparizione dall’incidente di cui è rimasta vittima che ancora domenica l’ha costretta a seguire la funzione sulla sedia a rotelle. Con lei un’ampia delegazione della maggioranza in consiglio comunale .
Una messa durante la quale padre Bittante ha ripercorso la storia dei Canossiani sottolineando l’impossibilità di restare ancora in città: «Quest’anno erano rimasti solo padre Vittorio e padre Gianluigi», spiega il preposto generale dei canossiani, «le forze che abbiamo sono molto ridotte e dunque siamo stati obbligati a prendere questa decisione. Il parroco don Angelo con i suoi collaboratori prenderà la responsabilità della casa e dell’adorazione perpetua».
Attualmente in Italia c’è un solo padre canossiano con meno di 50 anni: «Con 14 comunità da seguire diventa tutto difficile, aggiunge padre Bittante, «e per fortuna abbiamo qualche padre straniero che ora è da noi per dare una mano. Ma in Italia c’è una grossa carenza. Abbiamo due giovani in formazioni, di cui uni è Lorenzo Vriveller. Purtroppo dobbiamo ridurre le nostre presenze e focalizzare l’impegno in altre realtà dove c’è più necessità. In Veneto, oltre a Feltre abbiamo chiuso anche Castelli di Monfumo».
La raccolta firme a Fonzaso per fare restare don Diego Panni non ha lasciato indifferente padre Bittante, che conferma per metà settembre l’avvicendamento nella gestione della casa e della struttura di Cima Loreto.
«So che i fonzasini si sono affezionati a padre Diego, ma a Fonzaso arriverà padre Antonio Vettorato che ha qualche anno in meno di padre Diego e dunque avrà più energia da mettere nella gestione della casa e non ho dubbi che si saprà integrare nella comunità».
Viviana Fusaro ha ricordato la storia dei Canossiani a Feltre, cominciata nel 1930, con una presenza che ha segnato la vita non solo della comunità cristiana, ma ha inciso sull’intero tessuto cittadino. «Una presenza significativa dal punto di vista religioso, educativo e formativo, con particolare attenzione al patrimonio architettonico della città. La conservazione, infatti, di edifici religiosi come la chiesa della Trinità e la chiesa di san Rocco ora affidate alla parrocchia del duomo ha visto il loro impegno diretto».
Ricordataìo poi il momento di crisi del 1989, quando un’ipotesi di chiusura del patronato fu scongiurata grazie alla presa di posizione forte della comunità che unì istituzioni, associazioni, fedeli e cittadini in una sola voce concretizzata da una raccolta di 1.755 firme e da un ‘ordine del giorno approvato all’unanimità dal consiglio comunale di Feltre rappresentato dall’allora sindaco Leandro Fusare, padre dell’attuale primo cittadino.
Infine il ringraziamento: «Il sentimento è lo stesso di allora, ma siamo consapevoli del fatto che i tempi odierni sono profondamente cambiati, in particolar modo per la carenza di religiosi. Siamo qui a porgere loro umilmente e doverosamente, come allora, il nostro grazie, la nostra gratitudine, la nostra riconoscenza per il bene svolto a favore dell’intera comunità feltrina. Certo la loro partenza ci lascia un grande vuoto, vuoto comunque colmato da tanti ricordi, insegnamenti, che hanno arricchito noi tutti. Commossa nel salutarli esprimo un sentito e profondo grazie a nome di tutti i feltrini».
La città si congeda dai padri canossiani con un dono, un dipinto realizzato da Gian Antonio Cecchin che è stato scoperto dallo stesso artista e da don Angelo Balcon e regalato a padre Carlo Bittante.