Trent’anni di lavoro al servizio della comunità e mercoledì la chiusura. Stefano Sartor alza bandiera bianca e, pur con rammarico, ha deciso di mollare il negozio di alimentari a marchio Vèm che dal 1994 forniva un servizio di vicinato al popoloso quartiere di Farra. È una storia che purtroppo si ripete troppo spesso e segna la perdita di servizi in periferia o nelle frazioni. Ora il quartiere può fare conto su panificio Lunardi, sulla Macelleria Turrin e scendendo a ridosso della rotatoria delle caserme, del panificio La Spiga. L’offerta si restringe.
Stefano negli ultimi anni ha gestito l’attività insieme alla zia Elena.
Era entrato giovane a supporto della mamma Maria Bortoluz che nel 1994 aveva dato avvio al negozio che aprì con l’insegna Crai. Erano altri anni e la concorrenza dei marchi della grande distribuzione non era così asfissiante.
Poi era stato lui a prendere in mano la gestione dell’attività, costruendo un rapporto basato sulla fidelizzazione della clientela, in qualche caso su un vero e proprio rapporto di amicizia. Con il tempo il punto vendita è entrato a fare parte del gruppo Alfa che successivamente ha dato vita al marchio Vèm, acronimo di “Vicino è meglio”.
«Più che la concorrenza dei supermercati», spiega Sartor, «è mancato il ricambio generazionale della clientela. I giovani d’oggi non cercano più nel negoziante di fiducia quel rapporto che a suo tempo si era costruito con i residenti del quartiere. E poi ci sono alcune voci nei costi di esercizio che in questi ultimi anni sono letteralmente schizzati verso l’alto, come i trasporti o le bollette dell’energia. Ti erodono quasi tutto il guadagno e allora diventa difficile tenere in piedi l’attività. Inutile girarci attorno, per i piccoli è proprio dura. Per tenermi stretta la clientela ho sempre aperto alle 6».
Sartor meditava da qualche mese l’idea di lasciare e in primavera aveva messo un annuncio per la cessione dell’attività: «Purtroppo non si è fatto avanti nessuno. Avessi avuto i locali di proprietà forse avrei continuato, ma c’è anche la voce dell’affitto che incide e allora, insieme a mia zia, ho deciso di lasciare».
Quel biglietto “Attività chiusa” appiccicato alla porta segna la fine di una lunga storia: «Aspetto i tecnici che vengano a smontare i frigoriferi e il banco taglio, poi mi ci vorrà dell’altro tempo per rimuovere tutta la scaffalatura. Credo che andrà via tutto settembre per liberare del tutto i locali, poi valuterò alcune proposte di lavoro».
In effetti a Sartor non manca l’esperienza e dunque non gli dovrebbe essere particolarmente difficile trovare impiego nel settore alimentare.
Quanto al futuro del locale, tutto torna nelle mani della proprietà, nella speranza che ci sia qualcuno volenteroso che vuole avviare una nuova attività. Il locale, avrà ovviamente bisogno di lavori di adeguamento per rispettare le leggi che sono sempre più restrittive, ma tutto sommato è in buone condizioni.