Accoglienza dei migranti: via la tenda, arriva la casetta della Croce Rossa. Ed è già polemica.
In vista di nuovi sbarchi e di arrivi di profughi in provincia (da qualche tempo sono fermi gli sbarchi a causa anche del maltempo), Croce Rossa italiana e Stato italiano hanno siglato, alcuni mesi fa, un accordo che permette l’utilizzo dei cosiddetti moduli, delle casette pieghevoli che permettono di accogliere per tempi brevi gli stranieri. Questo progetto, che il sodalizio bellunese ha proposto alla Prefettura di Belluno, è stato presentato l’altra sera ai consiglieri della Terza commissione del Comune di Belluno dall’assessore al Sociale, Marco Dal Pont.
Il Comune
«La Prefettura ci ha chiesto come Comune capoluogo di creare un posto di prima accoglienza da utilizzare in caso di necessità. Su questo», precisa l’assessore, «ci è venuta incontro la Croce Rossa che potrebbe mettere a disposizione un modulo, cioè una sorta di prefabbricato per un’accoglienza di qualche giorno degli stranieri in attesa di essere collocati nei vari centri di accoglienza straordinaria».
Il modulo sarebbe collocato nello stesso posto dove l’anno scorso era stata messa la tenda, nel giardino della villa Gradenigo a Cavarzano. «Qui il Comune dovrebbe garantire gli allacci dell’acqua, della corrente e anche le fognature. Per quanto riguarda gli scarichi fognari, ho chiesto ai nostri uffici di fare un sopralluogo ma non sono state riscontrati scarichi nelle vicinanze, così dovremmo fare degli scarichi esterni. Inoltre i pasti, come per gli ospiti della tenda l’estate scorsa, sarebbero forniti dalla cucina della casa di riposo Sersa di Cavarzano, dice Dal Pont».
La Croce Rossa
«Si tratta di un accordo siglato a livello nazionale che viene riproposto anche in questo territorio», precisa la presidente della Croce rossa di Belluno, Paola Zannoni, «al modulo centrale che può accogliere fino a 12 persone, si possono aggiungere altri due moduli, uno contenente la doccia e l’altro il wc. Così non saremmo più costretti a far lavare gli stranieri nella nostra sede come avvenuto l’estate scorsa. Questa è la soluzione migliore rispetto alla tenda e sarebbe allestita nel giardino della villa sono presenti tutti gli allacci di corrente e acqua. A visionare la location sono venuti da Roma anche nostri funzionari», sottolinea Zannoni che però da quando ha presentato questa opportunità in Prefettura a Belluno non ha saputo più nulla. «Attendiamo di capire se potrà essere una soluzione fattibile», conclude la presidente.
I consiglieri
Molte le perplessità avanzate in Terza commissione dai consiglieri di minoranza. A cominciare dalla consigliera del Pd, Maria Teresa Cassol. «L’assessore ci ha riferito che i migranti saranno accolti nei moduli per qualche giorno. Ma siamo sicuri che poi alcuni giorni non diventino settimane?», si chiede.
«Siamo preoccupati perchè questa amministrazione sta abbandonando un modello costruito negli anni e la cui bontà era stata riconosciuta non solo dallo Stato italiano ma anche dall’Unione Europea», precisa Jacopo Massaro, capogruppo di In Movimento. «Con questi prefabbricati si lascia in mano al volontariato la gestione di una emergenza che invece deve vedere in prima linea tutta una serie di figure professionali dal mediatore culturale, all’educatore». Massaro evidenzia la mancanza di un progetto dell’attuale giunta nella gestione dell’emergenza umanitaria, «dell’abbandono di un progetto vincente che prevedeva l’accoglienza diffusa, ma anche l’abbandono del volontariato a se stesso. Purtroppo dobbiamo evidenziare che il capoluogo ha abdicato al suo ruolo di leadership e di aggregatore di tutta la provincia. Crediamo ci siano soluzioni alternative che vanno intraprese subito, anche a sostegno della sicurezza, magari confrontandosi con chi ha esperienza in questo settore, esperienza fatta negli anni. Serve una cabina di regia che veda Prefettura, proprietà edilizia, Comune capoluogo e volontariato insieme», conclude Massaro.
A chiedere che ognuno svolga il proprio compito è anche il presidente della Terza commissione, il consigliere Francesco Pingitore. «Credo che la soluzione migliore», precisa Pingitore, «sia quella di creare delle sinergie, delle collaborazioni con tutti i soggetti coinvolti. E ognuno in base alle proprie competenze deve agire. Per questo l’amministrazione comunale deve andare a chiedere alla Prefettura che svolga il suo ruolo e garantisca che questi stranieri possano trovare una collocazione dignitosa quando arrivano qui».
