Non è un problema che Marcell Jacobs ha dovuto affrontare, ma il presidente del Coni Giovanni Malagò ha scelto la giornata della vittoria del bresciano nei 100 metri e di Gianmarco Tamberi nel salto in alto, le più grandi dell’atletica azzurra, per tornare sul tema dello Ius soli sportivo, il diritto alla cittadinanza per gli atleti. La scelta di parlarne nel momento in cui scende in pista l’atletica non è casuale. È la più multietnica delle nostre rappresentative: 29 atleti su 76 hanno origini straniere, il 38,1%, con proveniente da 17 paesi.
«Non riconoscere lo Ius soli sportivo è qualcosa di aberrante, folle. Oggi va concretizzato: a 18 anni e un minuto chi ha quei requisiti deve avere la cittadinanza italiana» ha detto Malagò. Immediata la risposta del leader della Lega Matteo Salvini. «Sono strafelice delle medaglie, ma con lo Ius soli non c’entra nulla. Non c’è nulla da cambiare. La legge va bene così com’è. Spero che ne vinciamo sempre di più ma lo Ius soli non c’entra un fico secco».
A stabilire la cittadinanza italiana è attualmente lo Ius sanguinis. È italiano chi ha almeno un genitore italiano, a prescindere da dove sia nato. Marcell Jacobs ha sempre avuto la cittadinanza italiana pur essendo nato da padre americano a El Paso, in Texas.
Esistono altri modi per avere la cittadinanza italiana. Ce l’ha Fiona May per matrimonio, come Josefa Idem, nel mondo dello sport. Hanno la cittadinanza italiana i ragazzi adottati come il mezzofondista Yeman Crippa. Esiste la possibilità della naturalizzazione dopo anni di residenza ininterrotta in Italia.
Non hanno la cittadinanza moltissimi ragazzi nati in Italia da genitori stranieri e che spesso hanno pochissimi rapporti con i paesi da cui vengono le loro famiglie. Adesso chi è nato in Italia da genitori stranieri può acquisire la cittadinanza solo da maggiorenne avendo risieduto fino a quel momento legalmente e ininterrottamente in Italia.
C’è già anche uno ius soli sportivo. C’è la possibilità per i ragazzi stranieri di partecipare di partecipare a competizioni per squadre italiane, ma, non accedono alla nazionale italiana e non possono essere convocati. La legge è del febbraio 2016. I minori devono essere regolarmente residenti in Italia «almeno dal compimento del decimo anno di età». Per loro non c’è la maglia della nazionale fino a quando non diventano maggiorenni. Solo a quel punto possono avviare la pratica per ottenere la cittadinanza italiana. La proposta del presidente del Coni è quella di togliere queste barriere.
La soluzione più ampia a questa situazione è quella di introdurre il cosiddetto Ius culturae, collegando la cittadinanza al raggiungimento di un determinato livello di istruzione. Si è arenato in Senato, dopo l’approvazione della Camera, il progetto di legge del 2015 che lo proponeva prevedendo la possibilità di chiedere la cittadinanza italiana i minori stranieri nati in Italia o arrivati entro i 12 anni e che avevano frequentato le scuole italiane per almeno cinque anni e superato almeno un ciclo scolastico. Per quelli nati all’estero e arrivati in Italia fra i 12 e i 18 anni serviva la residenza per sei anni o il superamento di un ciclo scolastico.
Sono simili i requisiti delle proposte successive che legano la cittadinanza alla permanenza in Italia e al conseguimento di un titolo scolastico. La proposta che viene definita dello Ius scholae darebbe la cittadinanza al conseguimento della licenza media per tutti i bambini stranieri nati in Italia o arrivati dopo la nascita, ma che hanno fatto il percorso scolastico in Italia.
Non è lo Ius soli, che porta la cittadinanza per il solo fatto di essere nato sul territorio italiano. C’è in Parlamento anche una proposta in questo senso sostenuta dall’ex presidente della Camera Laura Boldrini. Darebbe la cittadinanza a «chi è nato nel territorio italiano da genitori stranieri di cui almeno uno è regolarmente soggiornante in Italia da almeno un anno al momento della nascita del figlio» oppure a «chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri di cui almeno uno è nato in Italia». Ci sono anche proposte che mescolano le varie ipotesi con la cittadinanza per chi è nato in Italia e per chi ha terminato un ciclo di studi qui.