Case vista mare (39%), chalet in montagna (20%), al lago (13%), attico in una grande città (7%) o una casa in una città diversa (6%), magari con terrazzo e giardino, e ovviamente sempre con wi-fi. Questi secondo un sondaggio svolto da Airbnb, sono – in ordine di preferenza – i luoghi più desiderati in cui gli italiani vorrebbero fare smartworking. Secondo il 65% degli intervistati di questo studio, condotto in base ai dati raccolti tramite un questionario posto a 2.000 lavoratori del terziario e esaminando le ricerche fatte su Airbnb a settembre, avere più spazio e vivere in un posto più gradevole, pur continuando a rispettare ritmi e scadenze da ufficio, significa essere più felici ma anche più produttivi e creativi. (Nella gallery sopra 10 case da affittare su Airbnb).
LA NUOVA VITA NOMADE
Secondo il sondaggio, il 66% dei lavoratori, 2 su 3, starebbero pianificando per i prossimi mesi di lavorare per un periodo di tempo da remoto lontano dalla propria residenza, e il 60% ha già pensato di trasferirsi in modo permanente (1 su 4 in campagna). In particolare, le preferite sono le destinazioni fuori porta: il 34% cercherebbe una sistemazione raggiungibile in giornata in automobile dalla propria residenza, meglio se all’interno della stessa regione (20%) e, sempre in una casa con wi fi. Tra le ricerche condotte su Airbnb una su due, per soggiorni di oltre 7 giorni, sono vincolate vincolata alla presenza di Internet (il dato più alto mai registrato su Airbnb), anche se sulla piattaforma non si può ancora scegliere tra wi fi e fibra.
IL LAVORO IN VACANZA
Non è solo questione di luoghi, però: quello che emerge dal sondaggio è il profondo cambiamento delle abitudini di viaggio, che non è più solo un’occasione per staccare dal lavoro, ma diventa un’opportunità per lavorare meglio. Come ha dichiarato Giacomo Trovato, Country Manager di Airbnb Italia: «Stare a casa, andare al lavoro, mettersi in viaggio non sono più in opposizione, possono coesistere nello stesso luogo». Il 78% degli intervistati da Airbnb ha infatti già deciso che combinerà le due cose, ripetendo un’esperienza che magari ha già vissuto la scorsa estate (del campione, 2 persone su 3 hanno sperimentato lo smartworking nel corso degli ultimi 6 mesi), perché è stato bene riuscendo anche a bilanciare il complesso equilibrio tra vita privata e lavoro, sfruttando il tempo trascorso nel traffico per arrivare in ufficio per stare con famiglia e amici (44%), fare esercizio (36%) e dedicarsi alle proprie passioni (36%).
I BENEFICI
D’altronde vivere in mezzo alla natura fa sentire meglio. A Airbnb lo ha confermato anche la psicologa Annalisa Valsasina: «Una passeggiata nei boschi o sulla spiaggia, anche di soli 20 minuti, in pausa pranzo o immediatamente dopo il lavoro, porta alla diminuzione della formulazione di pensieri negativi e un maggior senso di benessere complessivo. Lavorare al mare o in montagna, non può che fare bene alle persone, al loro stato emotivo e di conseguenza alla loro energia e lucidità di azione sul lavoro».
I SOLDI
Sì, ma chi paga? Questa dimensione di vita nomade non è per tutti, e in effetti anche Airbnb ha chiesto ai partecipanti al sondaggio di esprimere il proprio parere sulla questione economica: un intervistato su 4 cita le ragioni economiche come il principale deterrente ad avventurarsi fuori casa, e tra chi invece ha deciso di spostarsi c’è anche chi ha trovato una soluzione: il 35% è pronto ad affittare la propria casa- magari proprio ad altri remote worker – per avere i soldi per pagarne un’altra. Perché non provare?
Per vedere la selezione di case che abbiamo fatto con Airbnb sfogliate la gallery sopra