Solo a Roma e solo in 5 ospedali con un numero limitato di medici. Nel Lazio sono soltanto queste le strutture in cui è praticato l’aborto terapeutico, quello a cui si fa ricorso entro i 6 mesi di gravidanza per gravi malformazioni del feto e rischi per la madre. Troppo poche perché le donne riescano a esercitare il diritto che è nella legge 194. Arriva allora la proposta: «Un concorso pubblico per medici ginecologi non obiettori».
I consiglieri regionali Marta Bonafoni, della lista civica Zingaretti, e Alessandro Capriccioli, di + Europa, hanno presentato una proposta di legge per cambiare le procedure nel reclutamento dei medici e per il trasporto e la sepoltura dei feti partoriti dopo un aborto terapeutico.
https://twitter.com/metilparaben/status/1313081073560154113Nel Lazio su 274 ginecologi 200 sono obiettori di coscienza, il 74,5%, percentuale alta, ma non fra le più alte d’Italia. «La crisi causata dal Covid ha riaperto il dibattito intorno all’importanza e alla centralità del personale sanitario e in questo dibattito dobbiamo far rientrare la questione del personale medico non obiettore viste anche le risorse e le potenzialità di assunzione che ora abbiamo», ha detto Bonafoni. Vale anche per anestesisti e infermieri, spesso loro stessi obiettori.
https://twitter.com/martabonafoni/status/1313078584379158529Alla questione si aggiunge quella della sepoltura dei feti dopo il caso del cimitero Flaminio. Nel testo presentato si chiarisce che la sepoltura può avvenire «solo su richiesta della donna che ha abortito perché è lei che deve decidere e non altri». È sempre la donna a poter indicare un simbolo religioso o un nome sul luogo della sepoltura. Senza queste indicazioni la sepoltura deve essere anonima e senza simboli.
Così non è stato finora. Nel consenso alla sepoltura attualmente in vigore la volontà della donna non è tenuta in debito conto. «Per la sepoltura dei prodotti abortivi tra le 20 e le 28 settimane i permessi di trasporto e seppellimento sono rilasciati dall’unità sanitaria locale». Nel testo si dice che «i parenti o chi per essi, sono tenuti a presentare entro 24 ore dall’espulsione o estrazione del feto domanda di seppellimento all’unità sanitaria locale».