Vita e cibo. I piatti «poveri» di quando era a Londra a studiare e non aveva un soldo (pasta e fagioli o carbonara ma senza guanciale), quelli dimenticabili della mensa scolastica e quelli indimenticabili della nonna. Quelli cucinati con la mamma e poi il risotto con il petto d’anatra preparato per il primo pranzo con l’attuale compagna Selvaggia Lucarelli. Sono quelli che Lorenzo Biagiarelli ora racconta in Qualcuno da amare e qualcosa da mangiare (DeA Planeta Libri).
Social chef seguitissimo su Instagram e Facebook, non ama definirsi influencer – «perché non vendo niente: al massimo influenzo le persone con le ricette che propongo» – Lorenzo Biagiarelli sarà uno dei giudici di Cortesie per gli ospiti B&B che prossimamente su RealTime premierà il B&B più accogliente, e ora in questo libro racconta la sua passione per il cibo buono e i viaggi.
In tutto nove racconti ambientati nei luoghi del mondo che ha visitato, accompagnati da 26 ricette assaggiate o cucinate. Un libro che si legge tutto d’un fiato, divertente e autoironico, perfetto per una serata piacevole a caccia di nuove ispirazioni o per ritrovarsi in tante storie che in tanti abbiamo vissuto simili.
«Sono aneddoti autobiografici – racconta Lorenzo – ma il libro non vuole essere una biografia di racconti. Non credo interessi come ho vissuto la mia vita, piuttosto credo sia interessante ritrovarsi in queste tappe che in qualche modo tutti attraversiamo, ridendoci su. Per scrivere mi sono ispirato a David Sedaris, autore comico americano che scrive della sua famiglia, ma in un modo ironico che piace a tutti».
Come hai scelto le tappe della vita da raccontare nel libro?
«In modo istintivo: ho appuntato le prime 10 esperienze tra le più significative della mia vita. Per esempio quando ho lavorato in un pub di Londra con colleghi tutti kosovari e sembrava di essere sul set di una sitcom dove succedevano cose incredibili. Lì ho sentito racconti che non dimenticherò mai: uno di loro, prima di fare il cuoco, faceva il cecchino, ascoltare la sua storia è stato molto toccante».
Perché secondo te al cibo sono legati tanti ricordi?
«Dovresti chiederlo a Proust, lo ha inventato lui (ride, ndr). In realtà c’è una spiegazione scientifica secondo la quale il gusto di un cibo amplifica i ricordi e li rende più vividi. In effetti è difficile dimenticare un sapore. Credo che al cibo siano legati tanti ricordi anche solo perché è un bisogno primario di tutti noi».
Qual è il ricordo più bello?
«Quello che mi sta più a cuore è la prima spesa con Selvaggia. Per me è stato un punto di svolta, perché da quell’istante sono passato dall’essere single a convivere con una persona per la prima volta: il mio più grande cambiamento».
Quanto conta in una coppia condividere la passione per la cucina?
«Per me è molto importante, più di condividere gli stessi gusti a tavola. A Selvaggia piace moltissimo mangiare il sushi e il ceviche, che anche io adoro, ma possiamo essere anche molto diversi. All’inizio va bene tutto in una relazione, poi quando inizi a non avere più paura confessi la verità anche in cucina. Per esempio, per conquistarla al nostro primo pranzo, le ho preparato un risotto con petto d’anatra che al momento ha mangiato, poi col tempo mi ha detto che lei l’anatra la detesta».
Come hai scelto le ricette che suggerisci nel libro?
«Sono legate all’aneddoto o sono inserite per raccontare qualcosa, come la frittata di mia nonna che ritengo essere è uno dei più grandi capolavori dell’arte contemporanea. Ho messo anche la sua ricetta, ma non avrà mai la stessa poesia di quella preparata da lei».
Qual è invece la tua preferita?
«Amo l’anatra per un motivo affettivo e tra tutte credo di rispecchiarmi particolarmente in quella che ho ribattezzato “Curry Esperanto”, perché il curry è tutto: non è una spezia, è un modo di cucinare che va dalle Filippine all’inizio del Medio Oriente, attraversa il mondo. Mi auguro nella vita di fare la fine del curry e girare il mondo con la donna che amo».