Il Cremlino avrebbe le prove che incastrerebbero Ankara di trafficare petrolio con lo Stato Islamico. Inoltre, alcuni funzionari del ministero della Difesa di Mosca citano immagini satellitari che mostrerebbero autocisterne cariche di greggio dirette dal territorio in mano all'Isis verso quello turco. Accuse che vengono sottolineate dal vice capo di Stato maggiore russo, Serghiei Rudskoi: "Sono state individuate tre rotte principali per il trasporto del petrolio verso il territorio turco dalle zone controllate dalle formazioni dei banditi in Siria e in Iraq".Inoltre, il ministero della Difesa russo ha dichiarato che il presidente turco Recep Tayyp Erdogan è direttamente coinvolto nel business del petrolio. Anzi, precisa il vice ministro della Difesa russo, Anatoli Antonov: "Lui, la sua famiglia e le più alte autorità politiche della Turchia sono coinvolti nel business criminale del traffico illecito di petrolio proveniente dai territori occupati dall'Isis in Siria e in Iraq".[[fotonocrop 1200617]]Le immagini, riportate da Russia Today, mostrano una rotta occidentale che porta agli scali marittimi turchi sul Mediterraneo, una rotta settentrionale che conduce alla raffineria di Patma, in territorio turco, e una rotta orientale che porta a una grande base nella cittadina di Zhizdra. Il petrolio dell'Isis che arriva in Turchia è destinata al mercato interno e parte è venduta all'estero per la raffinazione.[[fotonocrop 1200624]][[gallery 1200642]]Antonov ci va giù duro, le sue dichiarazioni fanno riflettere. Infatti, ha commentato le rivelazioni dicendo: "Il cinismo del governo turco è senza limite ". Facendo notare che "la Russia ha avvertito già in diverse riprese del pericolo di flirtare con il terrorismo. Non ponete domande sul fatto che i figli del presidente turco si rivelano essere i dirigenti di una delle principali compagnie energetiche e che uno dei figli è stato nominato ministro dell'Energia? Quale meravigliosa impresa famigliare!". Parole non casuali, di fatto, è recente la nomina al posto di ministro dell'Energia del genero del presidente turco, Berat Albayark. "200.000 barili al giorno di petrolio" arriverebbero dall'Isis, in cambio soldi e armi. Mikhail Mizintsev, capo del Centro nazionale per la difesa, sostiene che sia una pratica che la Turchia non ha intenzione di interrompere. Commentando: "Nell'ultima settimana sono passati dalla Turchia alla Siria 2.000 militanti, più di 120 tonnellate di munizioni e circa 250 veicoli destinati all'Isis e alle unità di Jabhat al-Nusra."Secca la risposta del presidente Erdogan, arrivata da un'università a Doha: "Nessuno ha il diritto di calunniare la Turchia accusandola di comprare petrolio dallo Stato islamico". Il leader turco ha anche affermato "nel momento in cui potranno provarlo mi dimetterò, come dovrebbero fare quelli che non possono provare le loro accuse".