Fin dal primo apparire del gioco Fallout, schiere di giocatori si sono innamorati di quella grafica un po’ anni ’50, di quel mondo che mischiava fantascienza e futurismo con gli oggetti della nonna. A distanza di 18 anni dal primo, Bethesda lancia la quarta puntata di una serie originariamente ispirata ad un vecchio gioco di ruolo, GURPS. La storia è semplice: è in corso una guerra nucleare tra America e Cina che devasta il mondo. Pochi gruppi di fortunati umani riescono a rifugiarsi in tempo in bunker antiatomici, rimanendovi per più di duecento anni, vivendo una vita quasi normale. Quando, poi, il livello di radiazioni in superficie lo consente, si riaffacciano al mondo, scoprendo una landa di distruzioni, ma anche una serie di mutanti sopravvissuti ormai esperti nell’arte di arrangiarsi.Questa volta il gruppo di umani che visita la superficie si trova nei pressi di Boston, ed è sorprendente come risulti evidente un lavoro di ricerca capillare sulle mappe cittadine degli anni ’50 da parte degli sviluppatori. Per chi ha già giocato alle versioni precedenti, si ha la piacevole sensazione di trovarsi a casa. Molti dei vecchi equipaggiamenti sono rimasti invariati, mentre i nuovi si adattano bene all’avventura di esplorare una Zona Contaminata che regala scenari mozzafiato e nemici a profusione. La caratteristica di gioco open world è una sensazione immediata; non esiste una storia già impostata, si è davvero in un mondo enorme, sconosciuto e zeppo di possibilità. Esplorare e incrementare i propri punti esperienza è l’unico scopo, per arrivare al livello 50; e in questo ci si è fermati a Fallout 3. All’inizio del gioco si devono assegnare sette punti abilità al proprio personaggio, che nel corso dello stesso saranno incrementati dall’esplorazione, dal combattimento e dal completamento di missioni tattiche. Salendo di livello si sbloccheranno armi sempre più potenti, che permetteranno di evidenziare certe caratteristiche o sviluppare particolari abilità.La pericolosità e le capacità dei nemici non variano di livello a seconda dell’abilità del giocatore, mentre è possibile variare in tempo reale il livello di sfida: questo permette di sopravvivere ad incontri che, altrimenti, metterebbero fine in pochi attimi alla propria avventura. Di grande aiuto è anche il banco di lavoro, grazie al quale ogni oggetto trovato può essere trasformato in qualcosa di utile. Ed eccoci finalmente ad una novità rispetto a episodio tre: la possibilità di creare e gestire insediamenti. Diciamo subito che questi non sono determinanti per il raggiungimento di obiettivi di crescita; si inseriscono come missioni secondarie che hanno lo scopo di allungare all’infinito la vita del gioco stesso. Ma è proprio l’inserimento di questi aspetti gestionali a regalare nuove sfide e, in prospettiva, avvicinare nuovi possibili appassionati al titolo. In questo modo la distinzione tra missioni primarie e secondarie è molto labile e varia nell’utilità a seconda che si seguano certe fazioni incontrate.Qui una ulteriore novità rispetto ad episodio tre: nel corso dell’azione si incontreranno vari gruppi di sopravvissuti che hanno formato clan, fazioni, famiglie. Sarà possibile entrare a far parte di questi gruppi e le scelte influenzeranno in modo pesante il proseguo del gioco. Fedeltà, tradimento e doppio gioco saranno pane quotidiano, complicando o semplificando l’interazione con il mondo circostante.Il motore grafico è, come sempre, eccezionale. La cura dei particolari a volte maniacale, le sensazioni visive mai scontate. Ottima la colonna sonora e, da segnalare, un doppiaggio in italiano davvero completo. Fallout 4 non ha nulla di rivoluzionario, amplia un discorso iniziato con Fallout 3. Ma forse è proprio questa la sua forza. Per Natale, un regalo che sarà certamente apprezzato