Lo sanno bene i pensionati che ogni anno lasciano il Belpaese per approdare nei paradisi previdenzial-fiscali dell'Est-Europa. Lo sa bene il fisco che ogni anno preleva 44 miliardi di euro dagli assegni Inps. In Italia si pagano molte tasse sulle pensioni. È anche vero che la spesa previdenziale è alta, ma la pressione fiscale, tanto per cambiare, è un record. Nella classifica stilata tempo fa dal segretario confederale della Uil Domenico Proietti, con il 21% di tasse che gravano sugli assegni siamo al quarto posto dell'Unione europea, dopo Danimarca, Olanda e Svezia. La media europea è del 12,66%. Una scelta tutta italiana. L'ennesima prova che viviamo in una Paese che ha un fisco degno degli stati più pesanti senza avere lo stesso livello di servizi. Anomalia che per alcuni aspetti si può considerare una partita di giro. Lo Stato si riprende un po' di quello che da alla previdenza e all'assistenza sociale. Ma questo primato ha un difetto non trascurabile visti i tempi: provoca una distorsione statistica che attira su di noi le attenzioni dell'Europa. A segnalarlo recentemente è stato Cesare Damiano, presidente Pd della commissione Lavoro della Camera, che vede dietro questa comunicazione errata una «manina». Qualcuno che vuole avere libera su eventuali tagli perché, è noto, che le pensioni sono la spesa più facile da aggredire. La distorsione consiste nel fatto che la spesa previdenziale in rapporto al Pil in Italia risulta del 16,1%. Ma al netto del gettito fiscale e depurando il dato della previdenza (cioè le pensioni pagate con i contributi di datori e lavoratori) dall'assistenza, si scende di molto. Il calcolo è ancora una volta della Uil. La spesa per pensioni tenendo conto delle entrate tributarie è del 10,15% del Pil.L'Europa tiene conto solo del lordo. E infatti anche nell'ultimo report sull'Italia si fa esplicito riferimento alla spesa pensionistica che non cala ed è la più alta dell'Unione.Cambiando prospettiva, considerando che i pensionati sono anche tartassati, il Belpaese diventa virtuoso persino sulla principale voce in uscita della spesa pubblica, che sono appunto le pensioni. Come osservavano tempo da Alberto Brambilla e Michela Camilleri in un articolo per la rivista Lavoro Welfare, tra tasse e addizionali, i pensionati versano allo Stato 43 miliardi. La spesa pensionistica passa quindi da 248 miliardi a 205. Eliminando l'assistenza, cioè quelle prestazioni che paga lo Stato anche se tramite l'Inps che valgono 33 miliardi all'anno, si arriva a un risultato sorprendente. «Il sistema previdenziale italiano risulta in sostanziale pareggio, a dimostrazione del fatto che il nostro sistema grazie alle numerose riforme che si sono susseguite nel corso degli ultimi anni è stato stabilizzato e messo in sicurezza».Un vecchio cavallo di battaglia che sta tornando di attualità. Il perché è presto detto. Dal governo sono filtrate voci, subito smentite, di un taglio alle imposte sui redditi. E a molti sono tornate in mente la promesse fatta dal premier Matteo Renzi sulle pensioni. Un taglio delle tasse. Per Proietti «il governo deve riprendere con coraggio la strada degli 80 euro estendendoli ai lavoratori con un reddito fino a 40mila euro e ai pensionati». Per questi ultimi «il taglio delle tasse è particolarmente necessario in quanto sulle pensioni italiane grava il doppio delle tasse della media europea». Peccato che l'Europa non lo sappia. A Bruxelles è stato comunicato il dato lordo.