Caldaia cambia tutto e si risparmia la metà: le nuove regole già da gennaio
Con l’avvio del nuovo anno si prospetta una vera rivoluzione nelle modalità di controllo degli impianti termici domestici, in particolare delle caldaie a gas. Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha predisposto una bozza di decreto che promette di snellire le procedure burocratiche e di ridurre i costi per i cittadini, ma che ha già suscitato molte perplessità in relazione alla sicurezza degli impianti e all’impatto ambientale. Il tema è di grande rilevanza per circa 20 milioni di utenze italiane, molte delle quali dotate di caldaie vecchie di almeno quindici anni.
Nuove regole per i controlli delle caldaie: meno ispezioni in presenza, più verifiche documentali
La principale novità contenuta nella bozza del decreto riguarda la frequenza e la tipologia dei controlli sugli impianti termici. Per la maggior parte delle caldaie domestiche, in particolare quelle con potenza inferiore a 70 kW, verrebbero eliminate le ispezioni annuali “in situ” da parte di tecnici incaricati. Al loro posto, si prevedono verifiche di tipo amministrativo, basate sull’esame della documentazione trasmessa digitalmente e consultabile a distanza. Questo cambiamento, se approvato, comporterebbe un controllo di efficienza energetica ogni quattro anni come standard nazionale, con la possibilità per le Regioni di adottare regole più stringenti solo in casi ben motivati.
L’idea è quella di ridurre i costi e le incombenze burocratiche per le famiglie, alleggerendo gli obblighi di manutenzione straordinaria e i costi periodici legati agli interventi tecnici. Tuttavia, questa uniformità normativa rischia di cancellare modelli regionali più avanzati e attenti, come quello lombardo, dove i controlli annuali garantiscono una maggiore sicurezza domestica e un contenimento delle emissioni inquinanti, con importanti ricadute sulla qualità dell’aria soprattutto nelle aree urbane ad alta densità abitativa.
Le associazioni di categoria, come l’Unione Artigiani di Milano e Monza Brianza, hanno espresso preoccupazioni significative sul possibile arretramento in termini di sicurezza degli impianti. Un numero rilevante di incidenti domestici legati al gas, tra il 2019 e il 2023, ha provocato oltre cento vittime e migliaia di infortuni, sottolineando come le ispezioni regolari rappresentino un presidio fondamentale per prevenire malfunzionamenti, fughe di gas e intossicazioni.
Inoltre, il problema non si limita alla sicurezza interna. Le caldaie obsolete o mal manutenute sono spesso meno efficienti e consumano più combustibile, producendo emissioni di sostanze nocive che aggravano l’inquinamento atmosferico, specialmente nei mesi invernali. Con la transizione ecologica al centro delle politiche pubbliche e la direttiva europea Case Green che vieta i sussidi per caldaie a combustibili fossili a partire dal 2025, ridurre i controlli potrebbe risultare un passo indietro rispetto agli obiettivi di riduzione dei consumi energetici e delle emissioni.
Il Ministero ha replicato alle critiche assicurando che il nuovo sistema manterrà livelli adeguati di sicurezza, concentrando gli accertamenti “in situ” sugli impianti di potenza superiore e più rilevanti dal punto di vista energetico ed emissivo, mentre per quelli più piccoli si punterà su verifiche documentali. Inoltre, sarà lasciata alle Regioni la possibilità di ampliare i criteri di controllo, ma solo con giustificazioni solide.
Un altro elemento chiave della riforma riguarda la digitalizzazione dei controlli. Il sistema si basa su un catasto nazionale degli impianti di riscaldamento, un registro informatico pubblico che dovrebbe consentire la verifica a distanza dei dati tecnici e manutentivi. Tuttavia, al momento, i catasti regionali e provinciali funzionano in modo disomogeneo, con piattaforme poco integrate e senza un’efficace interconnessione con gli altri database amministrativi, come quelli dei contratti di fornitura del gas o degli atti catastali.
Questa carenza infrastrutturale genera dubbi sulla reale efficacia dei controlli “a scrivania” e solleva il timore che si possa abbassare la guardia su impianti potenzialmente pericolosi. Le associazioni artigiane denunciano che questa riforma rischia di penalizzare economicamente i tecnici chiamati a eseguire le ispezioni e di compromettere la sicurezza domestica e ambientale in nome della semplificazione.
Nel frattempo, i costruttori di caldaie, come Riello e Ariston, proseguono nello sviluppo di modelli a condensazione ad alta efficienza, conformi alle normative europee e con emissioni ridotte, rappresentando un’importante risorsa per il rinnovo del parco impiantistico nazionale e per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità energetica.
La discussione sulla revisione dei controlli degli impianti termici resta quindi aperta, in attesa che la bozza diventi testo definitivo e che la Conferenza Unificata e il Consiglio di Stato ne valutino gli effetti concreti, bilanciando esigenze di risparmio, sicurezza e tutela ambientale.
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