Andare in pensione prima grazie al TFR: la guida completa alle nuove regole
Questa trasformazione è un’opportunità soprattutto per le nuove generazioni di lavoratori, che potranno beneficiare di un sistema più dinamico.
Con l’avvio del nuovo anno, entrano in vigore importanti cambiamenti riguardanti il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) e la possibilità di accedere alla pensione anticipata grazie all’integrazione con i fondi pensione.
La recente legge di Bilancio 2026 ha introdotto norme che ridefiniscono il rapporto tra il TFR e la previdenza complementare, segnando una svolta decisiva nel sistema pensionistico italiano.
Verso una nuova integrazione tra TFR e previdenza complementare
A partire dal 2026, per i lavoratori che inizieranno un nuovo rapporto di lavoro, il TFR maturato confluirà automaticamente in un fondo pensione integrativo, salvo che il lavoratore esprima esplicitamente il dissenso entro 60 giorni dall’assunzione. Questo meccanismo di silenzio-assenso punta a incentivare la diffusione della previdenza complementare, ancora poco diffusa nel nostro Paese.
L’obiettivo è chiaro: trasformare il TFR da semplice liquidazione a una componente attiva della previdenza integrativa, offrendo così ai lavoratori uno strumento concreto per anticipare l’uscita dal mondo del lavoro. La misura, infatti, riflette una strategia volta a favorire un sistema pensionistico più articolato, che unisca contributi obbligatori e integrazioni volontarie.
La pensione anticipata contributiva e il ruolo dei fondi pensione
Nel contesto delle pensioni anticipate, la novità assume particolare rilievo per chi rientra nel sistema contributivo, cioè coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1995. Per questi soggetti, la pensione anticipata contributiva consente di andare in pensione a 64 anni con almeno 20 anni di contributi, a patto che l’importo della pensione sia almeno pari a tre volte l’assegno sociale (circa 1.616 euro lordi al mese nel 2025).
Per le donne con figli, invece, i requisiti di importo minimo si riducono leggermente: a due volte e ottanta centesimi dell’assegno sociale con un figlio e a due volte e sessanta centesimi con due o più figli.
In questo scenario, i fondi pensione integrativi svolgono un ruolo strategico: sommando la rendita derivante dalla previdenza complementare alla pensione obbligatoria INPS, i lavoratori possono raggiungere più agevolmente la soglia minima richiesta per la pensione anticipata. In pratica, il TFR destinato ai fondi pensione contribuisce a ridurre l’età effettiva di uscita dal lavoro.
Il futuro del TFR nel sistema previdenziale italiano
La recente evoluzione normativa fa emergere una chiara tendenza: il legame tra TFR e previdenza complementare è destinato a rafforzarsi ulteriormente nei prossimi anni. Fino a poco tempo fa si era prospettata anche la possibilità di convertire il TFR accumulato in una rendita mensile, soluzione pensata per aiutare i lavoratori a superare il tetto minimo per le pensioni anticipate contributive.
Con la nuova legge, il TFR non è più un elemento isolato ma diventa un pilastro fondamentale di una strategia previdenziale integrata, che mira a garantire maggiore flessibilità e sostenibilità nel sistema pensionistico italiano.
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