Pavia. Due visite dal dentista, in uno studio di Pavia, in cui la mano di un professionista 50enne sarebbe finita sulle parti intime di una paziente 23enne, studentessa universitaria residente in un paese appena fuori Pavia.
Fatti che risalgono alla fine del 2023 e per cui la pm incaricata del caso, Valentina De Stefano, aveva chiesto l’archiviazione per mancanza di prove. Archiviazione contro cui la giovane però si è opposta, tanto che l’altro giorno la giudice per le indagini preliminari Daniela Garlaschelli ha chiesto il processo con l’accusa di violenza sessuale per il dentista.
La vicenda
L’altro giorno nell’udienza di fronte alla gup Garlaschelli (che si è tenuta a porte chiuse come previsto in questa fase processuale) sono arrivate due tesi contrapposte. Quella della giovane che ha raccontato di essere stata visitata sulla poltrona odontoiatrica. E che ad un certo punto, in due occasioni, la mano del dentista sarebbe scivolata sulle sue gambe. La mano, comunque, sarebbe rimasta immobile.
Si trattava di una visita di controllo e posizionamento di un impianto odontoiatrico, insomma un rapporto di fiducia tra la paziente e il medico. Rapporto fiduciario che in base alla denuncia della giovane sarebbe stato violato.
Secondo la ragazza, inoltre, durante una visita sarebbero passati vicini alla poltrona altri collaboratori dello studio, citati come testimoni che però hanno smentito la ricostruzione dalla paziente del dentista pavese. La giovane si è costituita parte civile con l’avvocata Lydia Lastella del foro di Pavia.
Tesi contrapposte
Di fronte alla giudice è comparso anche il dentista che ha respinto le accuse, spiegando di non aver mai molestato la sua paziente. Una tesi supportata anche da tre colleghi (un’altra dentista dello studio, l’operatrice di poltrona e la segretaria) che erano passate vicini al dottore durante la visita alla paziente. E hanno riferito di non aver mai assistito a molestie di alcune genere ai danni della paziente 23enne. Il medico nel procedimento è rappresentato dall’avvocata Tiziana Brizzi di Pavia. La difesa del medico ha ribadito che in fase iniziale era stata proprio la pubblica accusa a chiedere l’archiviazione «per mancanze di prove» e che inoltre durante le indagini non erano mai stati sentiti altri testimoni se non la 23enne che aveva denunciato la violenza sessuale.
Al punto che il medico durante l’udienza preliminare non ha voluto seguire riti alternativi, come il patteggiamento, perché si è sempre dichiarato innocente rispetto alle accuse che gli sono state contestate dalla paziente. Nel caso il processo dovesse iniziare si terrà di fronte al collegio giudicante del tribunale di Pavia con l’inizio delle udienze fissato per il prossimo mese di marzo.