Solo Ilaria Cucchi ha già una sentenza pronta: colpevoli. I carabinieri, ovviamente, sulla base di un video nel quale si vede la Volante inseguire Ramy e il complice e forse (almeno fino a quando non lo decideranno i giudici) speronare, quasi certamente involontariamente, lo scooter dei due rapinatori in fuga. Intanto, però, la sorella di Stefano Cucchi, parlamentare di sinistra, scrive al comandante dei Carabinieri: “Ci sono persone che non meritano di indossare la divisa”, facendo riferimento al video dell’inseguimento del 19enne Ramy Elgaml da parte di due militari dell’arma. Nel video si sentono le dichiarazioni dei carabinieri che sembrano far immaginare uno scontro, a cui ha fatto seguito la morte del giovane egiziano. “E’ caduto? Bene”, è la frase sotto accusa pronunciata da un carabiniere, ma neanche questa è una prova di uno speronamento, tantomeno volontario.
“Oggi ho visto le terribili immagini trasmesse dal tg che documentano gli ultimi istanti della folle corsa dello scooter da lui condotto verso la morte. Di fronte ad esse io non posso e non voglio trarre sentenza perché ritengo che questo sia compito della Magistratura e certo non mio. Lo lascio fare ad altri che, pur essendo Ministri della Repubblica, cedono alle lusinghe di una facile ed ignorante propaganda. Io Le chiedo scusa se mi permetto, ma, come cittadina, le chiedo la sospensione e conseguente destituzione dei carabinieri che hanno messo negli atti ufficiali una ricostruzione dell’accaduto che mi pare proprio incompatibile con quanto documentato dalle immagini”, scrive la Cucchi al comandante Luongo ricordando la vicenda del fratello.
Per Nicola Porro, giornalista e conduttore tv, i dubbi sul video sono tanti. “Al momento le versioni sono contrastanti. I militari continuano a sostenere di non averlo toccato, mentre un testimone – quello che nel video si vede scansarsi a pochi metri dell’impatto – ricorda di aver sentito il rumore di un contatto. Tra ipotesi e testimonianze, c’è però un documento che dovrebbe essere il punto di partenza di tutti: la prima relazione scritta sull’incidente depositata dai vigili urbani. Ebbene, stando a quanto si legge, i vigili escludono un tamponamento tra auto e scooter in prossimità del punto dove il TMax perde il controllo. In base a quanto ricostruito, in via Quaranta angolo via Ripamonti lo scooter e l’auto sono molto vicine, entrambe in contromano, ma tra i due mezzi non ci sarebbe stato contatto. L’impatto secondo i vigili ci sarebbe stato prima che i veicoli entrassero nell’inquadratura della telecamere presente in via Solaroli, prima della tragica curva costata la vita a Ramy. I frame mostrerebbero come tra il TMax e la Gazzella ci sarebbe della luce, cioè spazio, fattore che insieme alle analisi sul posto hanno spinto i vigili ad ipotizzare l’assenza di una relazione di causa effetto tra la caduta e uno speronamento…”.
L’inchiesta farà luce sulla vicenda, con più obiettività di Ilaria Cucchi, si spera.
La procura di Milano valuta di poter contestare l’ipotesi di omicidio volontario con dolo eventuale per l’incidente che è costato la vita a Ramy Elgaml, morto la notte del 24 novembre scorso, in via Quaranta all’angolo con via Ripamonti, nel quartiere Corvetto, mentre veniva inseguito da tre auto dei carabinieri. Un’ipotesi che arriva dopo aver attentamente valutato il video dell’inseguimento, lungo otto chilometri e a tratti contromano, le cui immagini sono state diffuse ieri al Tg3.
Al momento sono tre i carabinieri indagati, sui sei intervenuti: il vicebrigadiere alla guida è indagato per omicidio stradale, altri due militari invece sono indagati per falso e depistaggio.
Si tratta, al momento, di un’ipotesi di scuola. La gazzella che sperona lo scooter, l’incitamento dei militari via radio a ‘stringere’ il mezzo a due ruote guidato da Fares Bouzidi, ventiduenne amico della vittima, e gli ultimi metri in cui auto dei carabinieri e il T Max viaggiano allineati prima di abbattere un semaforo e fermarsi potrebbero far scattare l’ipotesi di omicidio volontario con dolo eventuale. La fattispecie sussiste quando chi agisce, pur di realizzare un determinato risultato, accetta che le conseguenze della sua condotta possano produrre (anche) un altro e diverso risultato non direttamente voluto.
L’inchiesta, coordinata dal procuratore Marcello Viola e dai pm Marco Cirigliano e Giancarla Serafini, potrebbe dunque vedere – a stretto giro – un aumento del numero degli indagati e delle accuse. In tutto sono quattro gli indagati per l’incidente: il ventiduenne e il carabiniere rispettivamente alla guida dello scooter e della gazzella devono rispondere di omicidio stradale, altri due militari invece sono indagati per favoreggiamento e depistaggio per aver fatto cancellare un video, girato con il cellulare, a un testimone nella fase finale dello scontro.
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