PAVIA. Gli specializzandi rimangono al pronto soccorso: per rinforzare il reparto d’urgenza a corto di personale ed evitare il ricorso ai gettonisti, venti medici specializzandi (e due neospecialisti) rimarranno in servizio come liberi professionisti per altri sei mesi, con un contratto da 18 ore a settimana e una paga da 60 euro lordi all’ora: l’ospedale ha firmato la proroga fino al 30 giugno. Si occuperanno tra le altre cose dell’assistenza ai codici verdi, cioè i pazienti non gravi con un basso rischio di peggioramento. Si tratta della maggior parte degli accessi in pronto soccorso, dove ogni anno transitano circa 80mila persone. La decisione è stata presa dalla direzione generale e condivisa dal primario del Pronto soccorso Stefano Perlini: è stata formalizzata con due decreti che stanziano circa 600mila euro in tutto.
Misura anti-gettonisti
Alcuni dei ventidue medici e mediche confermati sono al lavoro da marzo dell’anno scorso e altri dal 2023, cioè da quando un decreto del governo Meloni ha aperto le porte agli specializzandi per tamponare la cronica mancanza di personale nei pronto soccorso. La maggior parte sono iscritti al corso di specialità in medicina di emergenza-urgenza (Meu), cioè il corso privilegiato per lavorare in pronto soccorso. Tra loro due neospecializzati e due medici iscritti alla specialità di chirurgia. Guadagneranno 60 euro lordi all’ora per 18 ore settimanali (80 euro i medici già specializzati) da qui al 30 giugno di quest’anno. Una cifra che si somma alla borsa di studio erogata all’ateneo, che richiede un impegno settimanale da 36 ore circa. La proroga del San Matteo affianca la più ampia strategia regionale mirata all’abbandono del ricorso ai cosiddetti “gettonisti”, cioè i medici assunti tramite cooperative che hanno destato più di una critica in Lombardia, per via delle paghe molto più elevate di quelle dei colleghi assunti come dipendenti pubblici.
Per politica aziendale, il San Matteo non ha mai fatto ricorso a questo sistema, preferendo erogare contratti di libera professione ai suoi medici interni disposti ad “allungare” l’orario di lavoro o per guadagnare di più. Definiti dall’assessore al Welfare Guido Bertolaso come «la vergogna della sanità pubblica», una delibera regionale del 2024 ha vietato agli ospedali l’attivazione di nuovi contratti con le coop, decisione poi finita al centro di un contenzioso approdato al tribunale amministrativo regionale. L’anno scorso, inoltre, è stato attivato un albo unico gestito da Areu (l’ex 118) da cui gli ospedali possono “pescare” medici per colmare le carenze nei reparti di anestesia, rianimazione e pronto soccorso. Nel frattempo, 22 tra specializzandi e neospecialisti continueranno a lavorare al policlinico per altri sei mesi.
Il ruolo degli specializzandi
Negli ultimi anni, le responsabilità degli specializzandi sono molto cambiate. Fino a qualche tempo fa, i medici in formazione intenzionati ad arrotondare potevano soltanto sostituire i medici di base o lavorare in guardia medica. Le misure più recenti hanno modificato lo scenario, con gli specializzandi che oggi possono essere assunti dagli ospedali fin dagli ultimi anni di studio. A cambiare poco, invece, è il peso della borsa di specialità, che l’ultima legge di bilancio ha aumentato tamponando solo in parte gli effetti dell’inflazione, come comunicato dal sindacato di categoria Anaao Giovani.