PAVIA. Sono oltre 500 le domande per le Rsa Pertusati e Santa Croce, che hanno complessivamente a disposizione 288 posti. La maggior parte arriva dagli ospedali e riguarda anziani fragili che, dopo il ricovero, necessitano ancora di assistenza.
Un problema aperto che rilancia la proposta dell’istituto Santa Margherita come ospedale geriatrico, polo di riferimento per l’intera provincia. Perché, spiega il direttore generale di Asp Maurizio Niutta, «va data risposta alle nuove esigenze del sistema socio sanitario, congestionato dall’aumento del numero di persone anziane fragili».
TANTE RICHIESTE NELLE RSA
«Solo nelle nostre Rsa Pertusati e Santa Croce – aggiunge - vi sono centinaia di domande e la maggioranza proviene dagli ospedali, non solo della provincia di Pavia, ma anche della Città metropolitana di Milano e della Provincia di Monza e Brianza, che gestiscono pazienti fragili che, dopo il ricovero, non possono essere rimandati al domicilio, ma necessitano di essere ancora seguiti. Il sistema socio sanitario della nostra Regione è nelle condizioni di rispondere in modo appropriato a questa esigenza, di integrarsi al meglio con il sistema più propriamente sanitario e di renderlo complessivamente più sostenibile anche sotto l’aspetto economico e gestionale». Insomma la soluzione non può essere solo la casa di riposo. «Bisogna arrivare ad una presa in carico della persona anziana per renderle anche più sicuro al domicilio che, come vuole il Pnrr, alle azioni 5 e 6, è il primo luogo di assistenza e cura. Un ampio dibattito è già aperto e dovrà arrivare a soluzioni che tengano in considerazione le professionalità e le strutture presenti sul territorio, con l’apporto di nuove tecnologie per supportare un sistema sempre più indirizzato a soluzioni innovative, con prospettive anche di medio e lungo periodo».
IL FUTURO DEL SANTA MARGHERITA
Va quindi individuata una struttura in grado di gestire la fase post acuta e stabilizzare il paziente. E quella struttura può essere il Santa Margherita dove, al giorno, si contano mediamente una sessantina di domande. «Il nostro istituto ha enormi potenzialità, ha le credenziali per diventare ospedale geriatrico provinciale, evitando di saturare cliniche ad alta specializzazione – spiega il vicepresidente del Consiglio di indirizzo Davide Pasotti -. Potrebbe quindi diventare il riferimento per pazienti che vengono dimessi, in quanto hanno superato episodi acuti, ma che vanno stabilizzati. Una volta risolto il problema clinico, potranno tornare al domicilio».
Pazienti che, qualora si aggravassero, eviterebbero il Pronto soccorso o cliniche specialistiche e troverebbe posto all’istituto di via Emilia. La trasformazione del Santa Margherita in ospedale consentirebbe anche di ottenere più fondi che servirebbero, spiega Pasotti, a realizzare un laboratorio di analisi, attivo 24 ore, e una radiologia minore dove eseguire radiografie, ecografie e Tac. «Andrebbero potenziati anche i rapporti con l’università, visto che il nostro istituto accoglie una scuola di specialità di geriatria – aggiunge Pasotti -. Alcune risorse potrebbero quindi arrivare dallo stesso ateneo».
Curarsi a casa dopo il ricovero, 61 assistiti
Continua il progetto “Itaca”, avviato lo scorso febbraio dall’Istituto Santa Margherita, che ha visto, in nove mesi, accogliere e seguire 61 persone. Pazienti fragili verso i quali sono stati attivati servizi mirati a sostenerne la permanenza a domicilio con controlli continuativi da parte di medici e infermieri. L’obiettivo è garantire un supporto a casa per gli anziani dimessi dal Santa Margherita attraverso un monitoraggio costante da parte di personale specialistico e prevedere, se necessario, ricoveri di breve periodo nella struttura di via Emilia, evitando il passaggio nei Pronto soccorso. Il progetto è stato avviato grazie ad un contributo di 150mila euro di Fondazione Banca del Monte.