Miglior chiusura dell'anno, considerate le infinite volte che era finita esattamente al contrario (ovvero con una beffa atroce) non ci poteva essere. Una goduria enorme, il pareggio di ieri a pochi minuti dal 90', e che i tifosi fanno bene a respirare a pieni polmoni, senza perder troppo tempo in analisi o discussioni su cosa ha funzionato e cosa no, cosa va rivisto e cosa fa ben sperare. Ieri, e oggi, il popolo viola deve pensare esclusivamente a quello: godere e, se possibile, sfottere (con ironia, ça va sans dire) qualche amico o parente gobbo. Poi certo, da domani, sarà tempo di ripensare al mercato, di sognare quell'acquisto o l'altro. Intanto però, che si brindi a questo pareggio che, per come è arrivato, profuma di vittoria. Al resto tanto, pensiamo noi rompiscatole. Giornalisti o commentatori che, per mestiere, non possono e non devono fermarsi al risultato. Nostro compito è provare ad andare oltre, analizzando partite e fatti con oggettività e (sano) realismo. Prima di tutto comunque, gli aspetti positivi. Lo spirito, per esempio. Pradè dopo la sconfitta con l'Udinese aveva lanciato l'allarme per qualche brutto segnale e invece, allo Stadium, la squadra da questo punto di vista ha risposto alla grande. Ha lottato fino alla fine, si è ribellata alla sconfitta, ha corso (male, ma questo è un altro discorso) per 90 minuti. Questo carattere insomma, e questa voglia di aiutarsi, sono la base su cui continuare a costruire qualcosa di bello. E poi loro. Portiere, e centravanti. De Gea, e Kean. Due mostri. Il primo, in particolare, è oggettivamente fuori categoria. Per la Fiorentina, e per la serie A. Non si contano ormai i punti che ha portato. Sette, otto, forse di più. Inutile girarci tanto attorno. Se oggi i viola sono lassù lo devono in gran parte alle parate dello spagnolo e, appunto, ai gol di Moise. Uno che trasforma in oro (quasi) tutto quello che tocca e ultimamente, non è che gli tocchi moltissimo. Anzi. E così veniamo alle dolenti note. Lo dicevamo quando arrivavano solo vittorie, e lo ripetiamo adesso. Va benissimo appoggiarsi su due campioni, del resto stanno lì per quello, ma davvero si può pensare di vivere sempre e comunque poggiati sulle loro spalle? Del resto, i (recenti) risultati stanno lì a dimostrarlo: è bastata qualche gara senza miracoli di De Gea, qualche partita senza squilli di Kean, e i viola hanno frenato. Un caso? Può darsi, per carità, ma credo sia più giusto pensare che questa squadra è tanto, probabilmente troppo, legata al rendimento di questi due. Il gioco infatti è sempre quello (blocco basso difensivo, palla diretta sul centravanti, lotta uno contro tutti, costruzione sulla seconda palla o sulla sua sponda) e ovviamente può piacere o non piacere ma su un aspetto non si può discutere: giocando così, Gudmundsson non serve assolutamente a nulla. Perché è abituato a girare per il campo senza un ruolo preciso, perché ama venire a prendersi il pallone per poi attaccare le difese senza farsi vedere e perché, se non riesce a dialogare, sa spostare in avanti la squadra con azioni personali. Tutta roba che in questa Fiorentina, e a Torino si è visto benissimo, non riesce e non può fare. Colpa sua che non si adatta e che non si mette lì, statico alle spalle di Kean, pronto a raccoglierne le sponde? Forse si, ma allora perché spendere tutti quei soldi per prendere un giocatore al quale, poi, chiedere di cambiare natura? Dirà qualcuno che sono i singoli a doversi adattare, e non viceversa. In un mondo ideale si, certo. Nella realtà, non funziona così. Se hai un calciatore sopra la media, devi pensare ad una squadra e ad un gioco che lo esalti per quello che è. Certo, lui deve metterci di più, e su questo non ci piove. Maggiore intensità, più determinazione. Deve, tanto per farla breve, essere più coinvolto e, forse, farsi volere un po' più bene dai compagni. Lui, allenatore e compagni insomma devono venirsi incontro perché il sogno Champions, oltre che da De Gea e Kean, non può che passare da lui. Il resto, va da sé, deve mettercelo la società. Si è già detto ed è parso evidente anche con la Juve che senza Bove la Fiorentina ha perso il suo equilibrio e visto che Palladino non pare voler cambiare e aggiungere un centrocampista tocca al club intervenire il prima possibile. L'obiettivo, e stanno lavorando per questo, è prendere il giocatore che serve praticamente subito, all'apertura del mercato. Intanto però, arriva il Napoli. E sperando che portiere e centravanti si ripetano per l'ennesima volta è giusto augurarsi (anche) che la squadra, nel suo complesso, faccia qualcosa in più. Nel frattempo, buon a tutti! Ai tanti lettori di Violanews e, ovviamente, a tutta la Fiorentina!