Un giocatore che fatica a ritrovarsi. Il greco Stefanos Tsitsipas fa parte di quella generazione di mezzo tra quella dei Big Three e quella di Jannik Sinner e Carlos Alcaraz che fatica a trovare un’identità nel circuito. Si pensava che, dopo aver vinto le ATP Finals nel 2019, ci si trovasse al cospetto di nuovo n.1.
La storia è andata diversamente. Gli 11 titoli a livello ATP rimangono, con ben tre affermazioni nel celebre torneo di Montecarlo, ma l’ellenico non ha compiuto quel salto di qualità che ci si aspettava a livello Slam (due finali giocate perse negli Australian Open e nel Roland Garros). Nell’ultima stagione c’è stata la gemma nel Principato e nient’altro. Il bilancio nelle ultime 52 settimane non lascia spazio all’interpretazione: 46 vittorie e 23 sconfitte.
Un tennista involuto che non è stato in grado di trovare delle soluzioni a una chiara debolezza sul lato sinistro. L’esecuzione del rovescio a una mano si è rivelata insufficiente nel confronto dell’elite e il greco, con il passare del tempo, ha anche peggiorato la situazione con questo fondamentale. Non sorprende quindi che chiunque giochi contro di lui abbia ben chiaro quale piano tattico da adottare, specialmente sulle superfici rapide.
Il ko di oggi contro il kazako Alexander Shevchenko in United Cup è solo l’ultimo serie e il suo avvicinamento a uno Slam da sempre amico non è dei migliori. Vedremo se a Melbourne saprà ridestarsi.