IVREA. Gran finale, lunedì 30, per la 23ª edizione del torneo di basket giovanile Canestri senza reti con 16 squadre: alle 17 nella palestra del Gramsci la finalissima per il primo posto e, prima, dalle 10 (sia al Gramsci che al Cena), le altre sfide per definire la classifica.
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Il torneo è ormai una delle più importanti realtà del basket giovanile a livello europeo, ha superato lo scoglio del Covid, ma riscontra ancora qualche difficoltà logistica, come ha confidato nei giorni scorsi alla Sentinella Paolo Cossavella, presidente della società organizzatrice, la Lettera 22: «Purtroppo, rispetto al passato, sono meno le famiglie che ospiteranno i giovani cestisti: quelle che hanno dato disponibilità, con grandi sacrifici, riescono a coprire tre formazioni; le altre saranno dislocate in alberghi e strutture della zona».
Eppure, ospitare i giovani atleti è un’esperienza entusiasmante, come assicura Marco La Mura che, con la moglie Monica Pignocco, accoglie tre atleti nella loro casa di Strambino: «A Pasqua mio figlio Gabriele, che ha 11 anni e gioca nella Lettera 22, è stato ospite in una famiglia per disputare un torneo a Matarò, in Spagna ed è tornato entusiasta, Ci siamo detti “adesso tocca a noi” e abbiamo offerto la nostra disponibilità. Avere tre ragazzi significa essere per quattro giorni, i loro genitori, seguire i loro ritmi e stare alle indicazioni del loro coach. Ma è bellissimo vedere la nostra casa piena di gioventù, sia Gabriele che l’altra figlia Greta, che ha 15 anni, si divertono molto, nonostante qualche problema iniziale dovuto alla lingua diversa. Ma con i traduttori e un po’ di buona volontà, questa barriera è stata superata. Noi crediamo che sia questo il verso significato del termine “social”: confrontarsi e condividere esperienza di persona, non attraverso lo schermo di uno smartphone».
Canestri senza reti è nato, nel 2000 con l’obiettivo di unire, attraverso il basket, i ragazzi serbi e bosniaci che uscivano dal dramma della guerra dei Balcani. Un significato che coinvolge in maniera particolare un’altra mamma ospitante, Ivana Gasic: «Sono nata in Bosnia nel 1990 e tre anni dopo, l’ho lasciata con la mia famiglia per sfuggire al conflitto. Oggi non posso che guardare con ammirazione i ragazzi di Tuzla, in Bosnia e di Belgrado e Kragujevac, in Serbia, che viaggiano su un unico pullman per arrivare a Ivrea e poi si tifano a vicenda. Non è banale, se si pensa che i loro genitori hanno vissuto la guerra da nemici, su fronti opposti». A casa di Ivana e di suo marito Raffaele Preiato sono ospiti due ragazzi: «Ci siamo già affezionati a questi “nostri bimbi”, che hanno subito legato con la nostra figlia più grande, Esmeralda, che ha dieci anni. Il piccolo, Michelangelo, che ha quattro anni e ama lo sport, è felicissimo di avere degli atleti in casa e condivide con loro tutto il tempo possibile. Ospitarli è stato un gesto naturale: chi proviene dall’esperienza della guerra sa quanto siano importanti accoglienza e ospitalità. Oggi è bello poter ricambiare, anche se solo per qualche giorno».
Arnau Leonardi, giovane atleta della squadra di Matarò, è ospite in casa di Alberto Redolfi e Laura Campi (che vantano ormai sei anni di esperienza in questo campo), mentre i suoi “veri” genitori, che lo hanno seguito in questa esperienza, sono alloggiati a Castelnuovo Nigra e hanno potuto apprezzare il territorio: «Abbiamo scoperto una terra bellissima – commentano Xavier Fernandez e Stefania Leonardi - e grazie ai consigli di Alberto siamo stati anche in Valle d’Aosta e nella zona di Barolo. Ivrea, poi, è straordinaria, a partire dagli edifici olivettiani che abbiamo potuto ammirare». Lo stesso Alberto Redolfi è impegnato, oltre che come ospitante, anche nel gruppo che si occupa della cucina, per garantire la cena, presso la struttura del Canoa club, ai 170 atleti che non sono stati ospitati in famiglia: «Siamo una decina e il divertimento è sicuramente più significativo rispetto all’impegno che ci viene richiesto. L’ospitalità, per la nostra famiglia, la consideriamo una ricchezza: nel corso di questi anni sia fra noi genitori che fra i ragazzi si sono creati rapporti che sono poi perdurati nel tempo».Federico Bona