Qui è partita la sua avventura da titolare, qui stupisce ancora. inizia subito con una parata semplice ma non troppo sulla punizione di Reijnders. Si inginocchia senza colpe al vantaggio dell’olandese qualche minuto dopo. Su tutto il resto si fa trovare prontissimo e reattivo. Risente un po’ troppo delle battute a vuoto dei compagni di reparto nei primi venti minuti. Quando Jimenez accende le turbine arranca, ma questo tocca un po’ a tutti. Pian piano riprende quota e aggiusta il muro. Nella ripresa si sposta in mezzo dove deve dividersi tra Morata e Abraham. Anche quando sembra in ritardo prova ad arrivare sempre in tempo. Lo fa anche quando Fabbri lo ammonisce senza motivo alimentando dubbi legittimi. Da quel momento si impaurisce un po’ troppo e si porta dietro il resto della retroguardia. Si riprende col passare dei minuti e gioca con astuzia e classe una partita nella partita con Morata. Che dura solo un tempo. (1’st Celik 6: entra con lo spirito giusto, usando calma e pazienza) Si ferma a guardare gli spalti di San Siro visto come (non) copre su Reijnders. Anche qualche minuto prima aveva mostrato severe difficoltà di contenimento. Così come per Mancini e Hummels ritrova il semaforo verde dopo l’incidente iniziale e nella ripresa si oppone ai tanti tentativi del Milan. Conosce bene zolle e atmosfera di San Siro. Delizioso il pallone per Dovbyk in occasione del palo anche se nei primi istanti forse perde troppo tempo a parlare coi suoi ex compagni. In fase di copertura non è mai stato il massimo, ma quando mette garra e polmoni per placare Jimenez. Ripresa con qualche sbavatura. (78’ El Shaarawy 6: impegna seriamente Maignan per il possibile gol dell’ex. Ma anche tanto altro in un tempo piccolo) Spreca subito il giallo per frenare l’esuberanza di Jimenez. Ci mette qualche minuto a resettare il planning del viaggio a Milano. Deve stare più attento ai contrasti, a volte lo è troppo e perde quegli strappi fondamentali. Ranieri se ne accorge e lo tira fuori, anche in vista derby. (1’st Pellegrini 5: Dovrebbe entrare con una tigna da Tyson ai tempi di Iron Mike, invece sembra quello da ultima passerella su Netflix. Trova subito un bello spazio di ripartenza che poteva sfruttare meglio. Poco attento anche in altre fasi, spaesato. E si divora la palla da tre punti) Fronzoli zero, ma è troppo prevedibile quando partecipata all’esposizione eccessiva ai contropiedi milanisti nei primi minuti. Così si abbassa un po’ a dare una mano dove i milanisti trovano troppi spazi. Si divide tra una capacità di lettura palla al piede quasi perfetta e una fase di transizione rivedibile. Solido quando c’è da spazzare l’area amica. Fritto misto per tutti. Ranieri lo preferisce ad El Shaarawy vista la qualità e fisicità del centrocampo rossonero. Niccolò nei primi minuti fatica a trovare posizione e senso al match. Poi dipinge l’inizio dell’azione del gol del pari e da quel momento gioca con intelligenza e grande equilibrio. Rispetta tutte le consegne ed è provvidenziale anche sui due recuperi in area a fine primo tempo. Peccato per quell’occasione nel finale in cui ignora Saelemaekers. Stop and go da applausi dopo nemmeno tre minuti. Si sente il piede caldo e avanza troppo concedendo campo e commettendo errori in retroguardia. Ricerca comunque sempre la giocata, esagerando a volte. Ok, la sicurezza ma a volte meglio avere dubbi. Strozza il tiro dopo tre minuti sprecando una bella opportunità, ma di fatto è l’unica piccola stecca in una prestazione da direttore alla Scala. Corre, prende calci, illumina per gli altri ma soprattutto per sé stesso quando calcia di sinistro e fa piangere Maignan. Non cambia lo sparito nella ripresa (vedi l’assist per Pellegrini), ma qualcosa nell’orchestra si rompe. Quantità, qualità, benessere. Giù le mani eh! Quell’assist di tacco è bello da morì! Scambia e si muove bene, poi gli arriva la palla del vantaggio ma la manda sul palo. Si rifà col cioccolatino per Dybala e con tanto lavoro sporco. Se diventasse anche cinico sotto porta diventerebbe l’attaccante ideale per ogni allenatore. (86’ Shomurodov sv: dà profondità) Un solo cambio rispetto al Parma e tanta voglia di chiudere bene un anno maledetto. La mossa Pisilli è intelligente e funzionale all’obiettivo anche se la Roma parte con un atteggiamento troppo leggero. Claudio se ne accorge e aggiusto subito i malfunzionamenti. Nella ripresa pensa ai timori di cartellino di Koné e Hummels, e qualcosa la squadra perde fino al risveglio nel finale. La sensazione di poter ottenere di più.