PAVIA. L’ateneo ha sospeso il primario universitario Francesco Mojoli, 52 anni, direttore della Rianimazione 1 del San Matteo, gestita in convenzione con l’Università di Pavia. Accusato di aver molestato undici specializzande del reparto, il docente ha patteggiato due anni con pena sospesa e vincolata a un percorso psicologico contro la violenza sulle donne. Una decisione preventiva in attesa che il procedimento disciplinare ancora aperto vada avanti, arrivata dieci giorni dopo il verdetto della giudice Maria Cristina Lapi che, lo scorso 17 dicembre, ha accolto la richiesta di patteggiamento avanzata dai legali di Mojoli. Il policlinico ha nominato primario ad interim Luca Ansaloni, già direttore del dipartimento di Emergenza-urgenza dell’ospedale.
La decisione
I due procedimenti disciplinari a carico di Mojoli (dell’ateneo e dell’ospedale) sono i fronti ancora aperti dopo l’iter giudiziario, terminato con il patteggiamento. Si tratta di una forma di “giustizia negoziata” che nell’ordinamento italiano non corrisponde a un’ammissione di responsabilità, ma tuttavia permette all’imputato di accedere a uno sconto di pena fino a un terzo dopo un confronto tra le parti in causa. Dopo la decisione della giudice si è mosso l’ateneo, cioè il “datore di lavoro” dei primari universitari che lavorano in convenzione con il policlinico, e quindi l’ente che può decidere eventuali sospensioni.
L’Università ha comunicato la decisione all’ospedale pochi giorni fa, che ne ha preso atto con un decreto del direttore generale firmato venerdì. Luca Ansaloni, docente universitario, primario della Chirurgia generale 1 e direttore del dipartimento di Emergenza-urgenza, è stato nominato primario ad interim. Arrivato al policlinico nell’ottobre del 2020 dopo aver lasciato l’incarico all’ospedale Bufalini di Cesena, Ansaloni è stato chiamato a dirigere un reparto fondamentale da circa 30 posti letto che, almeno stando alle voci di chi ci lavora, appare umanamente diviso dopo la vicenda giudiziaria che ha riguardato Mojoli.
Il caso è venuto fuori grazie ai racconti delle mediche specializzande, che avevano riferito ai carabinieri di Pavia dei comportamenti «sconvenienti» del primario e docente del corso di specializzazione dell’anno 2019/2020.
I questionari anonimi
Le giovani donne hanno parlato, nelle loro testimonianze, di molestie durante la spiegazione di alcuni esami diagnostici. Tutto però era emerso da un questionario anonimo, sottoposto nel 2021 agli specializzandi del corso. Le risposte date al questionario, che riferivano appunto di comportamenti non consoni da parte del docente, avevano fatto partire anche un procedimento disciplinare a carico del medico, a dicembre del 2021, da parte dell’ateneo.
Oltre al fronte dei procedimenti disciplinari – anche il San Matteo ne ha aperto uno – resta aperta la possibilità di una causa civile, che ospedale e ateneo potrebbero intentare per chiedere un risarcimento, qualora i due enti volessero rifarsi degli eventuali danni di immagine causati dalla vicenda giudiziaria per molestie sulle specializzande.