Quando a giugno Giorgia Meloni accolse i leader del G7 a Borgo Egnazia Politico.eu titolò: “Sei anatre zoppe e Giorgia Meloni”. L’immagine, per quanto poco istituzionale, cristallizzava in modo estremamente efficace la debolezza politica degli altri sei leader, tanto più a confronto con un capo di governo che, invece, godeva – e continua a godere – di una stabilità senza pari in Europa e con pochi paragoni a livello globale. A sei mesi di distanza, mentre Meloni resta saldamente alla guida dell’Italia e il suo consenso si mantiene elevatissimo, la situazione per gli altri è precipitata: Emmanuel Macron è ancora alle prese con la crisi aperta con lo scioglimento dell’Assemblea dopo le europee; Rishi Sunak non guida più né il regno Unito né il partito; il governo di Olaf Scholz è caduto e la Germania voterà a febbraio; per Joe Biden sappiamo com’è finita; Justin Trudeau è pure lui sull’orlo del passo indietro.
E, in questo inizio di nuovo anno, a livello di G7 è proprio la situazione del premier canadese a suscitare le maggiori preoccupazioni: finita la solidissima presidenza italiana, infatti, il timone dei sette grandi passa ora Ottawa. Col rischio che quando dal 15 al 17 giugno, a Kananaskis, nello Stato di Alberta, si riunirà il summit dei capi di stato e di governo a fare gli onori di casa sia un altro primo ministro.
Secondo la Cnn, infatti, il 53enne Trudeau, al governo da nove anni, potrebbe dimettersi all’inizio del 2025, aprendo le porte alla nomina di un nuovo premier del suo partito liberale o a elezioni anticipate che, con molte probabilità, metterebbero fine alla leadership del suo partito, che i sondaggi indicano indietro di 20 punti rispetto ai conservatori. Non solo, Trudeau, oltre a quella della maggioranza dei canadesi, ha perso la fiducia anche di molti membri del suo stesso partito.
Sulla popolarità del governo pesano le preoccupazioni per l’inflazione e l’immigrazione, ma la crisi politica canadese è stata accelerata senza dubbio dalle minacce di dazi del 25% sulle merci importate negli Usa fatte dal presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, che negli ultimi tempi non ha risparmiato vere e proprie “bordate” al suo vicino, lamentando il deficit commerciale di Washington e con il quale ebbe forti frizioni già ai tempi del suo primo mandato presidenziale.
In un recente post ha definito Trudeau, con cui ha avuto una cena a fine novembre nella sua tenuta a Mar-a-Lago, in Florida, un “governatore”, lanciando la provocazione di far diventare il Canada il “51esimo Stato” americano. Il presidente eletto, tuttavia, non si è fermato qui. In un altro post è entrato a gamba tesa nella politica interna canadese attaccando Chrystia Freeland, la ministra delle Finanze nonché braccio destro di Trudeau, che lo scorso 16 dicembre ha rassegnato le dimissioni denunciando un disaccordo con il primo ministro sul modo con cui affrontare queste “minacce”.
Secondo la Bbc, queste che sta vivendo sono tra le peggiori settimane della carriera politica di Trudeau, che vede crescere contro di lui una forte opposizione all’interno del suo stesso partito. Anche il suo alleato chiave, il leader del Nuovo Partito Democratico, Jagmeet Singh, ha espresso pubblicamente l’intenzione di votare a favore di una mozione di sfiducia nei confronti del governo annunciata dai conservatori che, tuttavia, non potrà essere presentata fino alla riapertura della Camera dei Comuni, al momento in pausa invernale, il 27 gennaio. Se le opposizioni voteranno compatte la sfiducia, per Trudeau ci sarà ben poco da fare se non convocare le elezioni.
Il primo ministro, nonostante tutto, non ha finora mandato alcuna indicazione di volersi dimettere anche se, a quanto si dice, avrebbe comunicato al partito di voler usare le vacanze invernali per riflettere sul suo futuro. Gli osservatori ritengono che Trudeau nei momenti di massima pressione riesca sempre a tirare fuori il meglio di sé come ha dimostrato in questi nove anni di fronte a ogni battuta d’arresto. Ma sebbene abbia superato molte tempeste, ci sono segnali che il suo tempo potrebbe essere scaduto.
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