LR24 (AUGUSTO CIARDI) - "Vorrei averne tre di Lorenzo Pellegrini". "Questa Roma è fortissima, deve puntare alla zona Champions League" . Parole e musica di Jose Mourinho e di Daniele De Rossi . Mourinho battezzò Pellegrini all'inizio della sua avventura sulla panchina della Roma . De Rossi esaltò la rosa quando prese il posto di Mourinho.
Da due giorni si discute assai sulle dichiarazioni di Ranieri , incalzato in conferenza stampa sul futuro nella Roma di Dybala , Paredes e Hummels . Possono fare parte della Roma del futuro? "Sì, secco, senza girarci attorno" . Come si fa a mettere in discussione la veridicità di una risposta così perentoria? Apriti cielo. Commentatori da microfoni e da tastiera cavalcano l'onda, arrivando a criticare l'allenatore che vorrebbe ripartire da gente usurata, anziana e a volte con la testa altrove. Ma cosa altro avrebbe dovuto dire Ranieri il ventisette dicembre? " Via tutti, sono vecchi e stanno spesso male, fra gennaio e giugno li salutiamo"?
Fra i compiti degli allenatori c'è anche quello dello psicologo. E del diplomatico . Accadde (fin che ha retto) con Mourinho, a inizio della sua esperienza romana, per compattare, per alzare l'autostima di un gruppo già all'epoca poco incline alla ricerca di motivazioni. Accadde con De Rossi, che trovò più che un gruppo di calciatori una scolaresca che per indole autodistruttiva rigettava il maestro cattivo. Deve accadere oggi, perché Ranieri come i predecessori fa i conti con una squadra per la quale deve usare ancora più la carota che il bastone, consapevole, come i predecessori, che al di là delle dichiarazioni pubbliche, una volta condotta in porto questa tribolata stagione, sarà necessaria, nei limiti del possibile, una rivoluzione tecnica oltre che mentale . Perché la Roma da troppi anni più che sedersi tende a sbracarsi e a sprofondare sulla poltrona.
In the box - @augustociardi75