Il concetto di Patria può e deve essere declinato in molteplici modi, che ne ripercorrano e analizzino, per tramandarli, gli elementi principali e le conseguenze teoriche e pratiche che ha nella vita di tutti, ieri come oggi. Nel suo volume, intitolato appunto Patria (Ed. Ferrogallico 2023), il giornalista e scrittore umbro Umberto Maiorca parte dai simboli che, in Italia, contribuiscono con rara efficacia a definirci come Nazione, cioè come popolo che ha in comune una storia e ben precisi valori. Simboli che, in estrema sintesi, servono a ricordarci, riaffermandolo, il senso di appartenenza a qualcosa di trascendente e superiore: la Patria italiana.
“Questo libro nasce dalla mia esigenza di raccontare la storia ai miei figli. Mi sono chiesto quale fosse il modo migliore e mi è venuto in mente di utilizzare i simboli, scegliendo tra i tanti quelli più rappresentativi, cioè l’Inno di Mameli e Michele Novaro, la nascita del Tricolore e la storia del Milite Ignoto, che è stato un momento fondativo della nostra Patria perché ha unito tutti quanti nella memoria e nel ricordo di questo soldato che rappresentava tutti i fanti e i militari italiani della Prima Guerra mondiale”. Così Umberto Maiorca, a margine della presentazione del suo lavoro alla Camera dei deputati, ha spiegato come è nato il suo Patria, dedicato al nonno Francesco, ragazzo del ’99 e a tutti i Caduti per l’Italia.
Tre simboli dunque, che l’autore racconta in pagine scritte con semplicità quasi scolastica abbinate a evocative tavole disegnate da Giuseppe Botte, tra cui quelle che riproducono la battaglia di Legnano, la morte di Goffredo Mameli e la traslazione del corpo del Milite Ignoto da Aquileia a Roma. In questo modo, aggiunge Maiorca, “abbiamo voluto creare un volume che potesse essere di ausilio per i tanti giovani che vogliono conoscere la storia d’Italia attraverso qualcosa di rappresentativo ed immediato”.
Il suo, quindi, è un libro di storia illustrata in cui scrittura e disegno raccontano la Patria in modo che soprattutto le nuove generazioni comprendano il senso profondo dell’idea di Nazione, che – si legge nella quarta di copertina – “è espressione della società naturale, cioè di qualcosa che, per natura, è nel cuore degli uomini e dei popoli”. Quel qualcosa che Giuseppe Mazzini ha definito “Patria del cuore” e che si invera attraverso “idee che diventano reali con il sangue degli eroi, l’invettiva dei poeti e dei musicisti, la passione di giovani studenti o le mani ignote di sarte che cuciono coccarde per i patrioti”. E se è certamente vero che i protagonisti al centro del lavoro di Maiorca, significativo e coinvolgente anche per l’atmosfera antica ma gloriosa in cui, senza retorica ma con evidente sentimento, trasporta il lettore, sono “uomini e donne di ormai due secoli fa”, lo è altrettanto il fatto che le loro storie “affondano le proprie radici nel passato d’Italia, nei suoi fasti, nella sua decadenza e nella sua rinascita nel lungo percorso della storia”. Fatti questi rievocati, affermati e codificati nei simboli, in un viaggio – quello dell’autore e dei suoi lettori – che consente di “guardare al futuro con gli occhi di adesso, senza dimenticare la lezione dei Padri”.
Meno evocativo ma più concentrato sull’approfondimento storico, sociologico e filosofico, il breve saggio di Fabrizio Fratus e Stefania Bonfiglio, anch’esso intitolato Patria e pubblicato da Passaggio al bosco nel 2024 con l’indicativo sottotitolo illustrativo “di padre in figlio per il comunitarismo”. I due studiosi lombardi nella loro analisi partono da una considerazione, evidente nell’osservare la nostra contemporaneità: quella secondo cui “il meccanismo globale tenta di omologare le coscienze, spezzare i legami, riscrivere la storia e cancellare la memoria: ciò che è stato trasmesso di padre in figlio, iscrivendosi nel retaggio identitario della Tradizione, viene sovvertito o negato per fare spazio ad un individualismo astratto e sradicante”.
Ecco perché Fratus e Bonfiglio, con numerosi riferimenti storico-culturali e citazioni di opere e documenti di noti studiosi, hanno ritenuto importante consegnare ai lettori le loro riflessioni, che intendono “riscoprire il principio dell’appartenenza oltrepassando la mera questione nazionale”. E lo fanno passando, brevemente ma in modo molto efficace, attraverso temi come l’analisi del concetto di Comunità, la critica di una certa democrazia parlamentare, il senso delle radici, la tensione verso il sacro, la centralità della famiglia naturale, il legame con la terra e una precisa idea di popolo. “Storia, economia, sociologia e filosofia dunque – si legge nella quarta di copertina – compongono la narrazione di un excursus attuale e controcorrente, proiettato oltre i dogmi del ‘politicamente corretto’ e teso alla riaffermazione di un’etica estranea al dominio del profitto”.
La linea di questo contributo libero e coraggioso, che “indaga le ragioni della decadenza europea per proporre il rilancio politico e spirituale della nostra Civiltà” dunque è chiara. E la sua lettura, insieme al volume di Maiorca, può senz’altro fornire strumenti utilissimi a chiunque voglia impegnarsi in un percorso di rinascita culturale e identitaria non solo personale ma anche, e auspicabilmente soprattutto, collettivo e comunitario.
L'articolo Due declinazioni dell’idea di “Patria” nei libri di Maiorca e di Fratus e Bonfiglio sembra essere il primo su Secolo d'Italia.