L’entusiasmo per quel goal arrivato con un colpo di testa diretto in rete dal terzino destro Romano Floriani Mussolini nel pomeriggio di domenica 22 dicembre, quando nel corso della partita di serie B tra Juve Stabia e Cesena, tra talento in corpo e maglia della Juve Stabia indossata di rigore, il giovane calciatore (in prestito dalla Lazio) ha segnato la sua prima rete tra i professionisti allo stadio Menti di Castellamare, sancendo anche la vittoria per 1 a 0 dei padroni di casa, si è tramutato in uno psicodramma dai contorni a dir poco surreali.
Tanto che al momento l’episodio è oggetto di indagine da parte della Procura della FIGC. Con la procura della Federcalcio che ha deciso di indagare sull’esultanza dei tifosi della Juve Stabia, dopo il gol segnato al Cesena dal pronipote del duce e figlio dell’ex parlamentare Alessandra Mussolini. Gli addetti ai lavori compileranno un rapporto sull’episodio. Quindi lo trasmetteranno al Giudice Sportivo della serie B, che dovrà decidere se prendere o meno provvedimenti.
Nel frattempo, il video dell’esultanza dei tifosi stabiesi è diventato rapidamente virale, e con buona pace degli inquirenti alle prese con l’analisi delle immagini passate al setaccio e con la raccolta a tappeto delle testimonianze per chiarire l’entità dei fatti e stabilire se ci siano state violazioni del codice etico sportivo con saluti romani e cori inneggianti al Ventennio, social, tv e giornali, non fanno che parlare di lui.
Di un ragazzo che, testa bassa e ventre in terra, lavora sodo per raggiungere i risultati sul campo. Senza mai fare un vessillo, o peggio ancora una vergogna da dissimulare, e meno che mai disegni di ambizione, dell’albero genealogico di cui fa parte: anzi. Romano Floriani Mussolini si sta facendo la sua gavetta, in prestito al Pescara di Zeman ieri, in forza allo Juve Stabia oggi.
Eppure, indipendentemente dai tifosi e dalla decisione della Figc, quanto accaduto ha dato la stura al peggio del peggio che si possa immaginare: speculazioni, recriminazioni, sospetti e invettive indirizzate a chi, con la più grande umiltà e serietà d’impegno, non fa altro che allenarsi e scendere in campo per prestazioni al meglio e risultati immediati dedicati alla squadra di cui indossa i colori.
Già i colori: perché è proprio questa la questione. Laddove il rosso fuoco delle polemiche che hanno infiammato i soliti militanti dem in giacca e cravatta o tuta sportiva a seconda del bisogno, sono scesi in campo – figurativamente – per lanciare i soliti strali contro il fantasma dal ciclico ritorno dell’antifascismo militante anche dagli spalti di un campo di calcio. Così, dalla cronaca messa all’indice per quel nome, pronunciato, poi mimetizzato, poi rilanciato dai telecronisti. Da quell’esultanza della curva stabiese, passando per gli infiniti commenti social, quel goal, quel calciatore, quel nome, sono finiti all’indice di un’analisi entomologica che, al microscopio, ha processato passato storico e presente calcistico, provando a condizionare il futuro di un giovane dalle belle speranze e dal nome scomodo per chi se ne vuole approfittare…
Episodi come quello evidenziato dall’esultanza degli spalti stabiesi sono «la prova di una persistenza di simbolismi inappropriati negli stadi italiani», hanno tuonato dal mainstream. «La speranza è che si inizi a combattere ogni forma di discriminazione e apologia di ideologie estreme negli stadi, che tolgono forza ai valori di rispetto e inclusione che dovrebbero contraddistinguere il mondo dello sport», ha rincarato la dose qualcun altro. Poi, nelle scorse ore, arriva la missiva di un lettore al Corriere della sera. Lettera a cui ha risposto tra sapienza biblica e spirito rigorosamente dem il buon Cazzullo.
La lettera recita: «Caro Aldo, apprendo ora, leggendo i quotidiani, che Romano Floriani (figlio di Alessandra Mussolini e Mauro Floriani) ha segnato il suo primo gol in serie B, durante la partita Juve Stabia-Cesena, determinante per la vittoria della sua squadra. In un calcio dove otto undicesimi sono stranieri e i giovani italiani faticano ad emergere, mi sembra una buona notizia. Il ragazzo, ventunenne, porta sulla maglia il cognome del bisnonno, ma i telecronisti di Dazn lo chiamano Floriani, adottando una forma di censura abbastanza opinabile. Certo se in un derby di Milano i vari Loftus-Cheek, Okafor, Chukwueze, Abraham, Reijnders, Emerson Royal, Mihitaryan, Chalanoglu, Bisseck fossero nominati con altro cognome, in pochi ci farebbero caso. Ma se i quattro o cinque italiani in campo fossero chiamati con i cognomi di mogli o madri, qualche protesta verrebbe spontanea. Mi sembra una iniziativa ridicola e dispregiativa nei confronti del ragazzo. Lei che ne pensa?».
La risposta enuclea in poche battute il senso di tutto quanto abbiamo provato a descrivere finora: «Caro Francesco, è molto semplice. Nessuno dovrebbe vergognarsi del nome che porta. Ma se uno che si chiama Floriani e decide di farsi chiamare Mussolini, è perché ha capito l’aria che tira». Ma quale aria tira Cazzullo? Ancora con questo fascismo di ritorno? In un calcio e in un campionato italiano all’insegna del melting pot. Dominato dalle presenze di talenti stranieri. In cui è bandito – per legge e almeno in teoria – da cori e slogan il razzismo, ci accaniamo su un ragazzo per il cognome che porta? Spazio al talento, a prescindere da nomi e cognomi. E dalle sterili dissertazioni che nel caso degli stranieri agevolano le carriere. In quello dei nostri astri nascenti, decisamente meno…
L'articolo Romano Floriani Mussolini segna, un lettore esulta per l’italianità. E Cazzullo scivola sull’antifascismo… sembra essere il primo su Secolo d'Italia.