«Nella sostanza credo che la linea dell’amministrazione americana sull’Ucraina, con l’arrivo di Donald Trump, non cambierà molto». Così Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ha commentato ai microfoni di LaPresse il futuro delle politiche statunitensi sulla guerra in Ucraina. «Cambia più nella narrazione che non nella sostanza – ha spiegato – perché anche l’attuale amministrazione Usa ha optato per non dare all’Ucraina le armi necessarie per riconquistare i territori occupati, pur avendo la possibilità di farlo con relativa facilità. È stata una scelta politica».
«Con la nuova amministrazione americana quindi non credo ci sarà un grande cambio di passo rispetto a quanto accaduto finora. Intanto, le prime dichiarazioni di Trump lasciano presagire una sostanziale continuità, poi vedremo che cosa accadrà», ha poi concluso Fazzolari.
Nel frattempo, l’Europa non resta a guardare. I Paesi Bassi hanno annunciato ulteriori aiuti militari per l’Ucraina, portando il totale a sei miliardi di euro. L’ambasciatore olandese a Kiev, Alle Dorhout, ha spiegato che questi fondi si aggiungono ai 3,8 miliardi già inviati negli ultimi tre anni, includendo jet F-16, sistemi Patriot, veicoli blindati e artiglieria pesante.
Oltre agli aiuti militari, i Paesi Bassi hanno fornito all’Ucraina sostegno umanitario, per la ricostruzione ed economico, ha aggiunto Dorhout, sottolineando come il settore energetico sia una priorità.
Nel frattempo la Nato «intensificherà la sua presenza militare nel Mar Baltico». Lo assicura via social il segretario generale Mark Rutte, che ha parlato con il presidente della Repubblica finlandese Alexander Stubb a proposito «dell’indagine condotta dalla Finlandia sul possibile sabotaggio di cavi sottomarini». A Stubb, informa Rutte, «ho espresso la mia piena solidarietà e sostegno».
Inoltre, compaiono nuove ombre sull’apparato militare russo: il missile balistico Oreshnik, recentemente lanciato contro l’Ucraina, sarebbe stato prodotto utilizzando tecnologia occidentale. Un’indagine del Financial Times rivela che, nonostante le sanzioni, attrezzature avanzate tedesche e giapponesi sarebbero state impiegate nella sua fabbricazione.
Nonostante le sanzioni abbiano rallentato il flusso di apparecchiature verso la Russia, nel 2024 sono stati comunque spediti componenti Heidenhain per un valore di almeno 3 milioni di dollari, molti dei quali destinati ad acquirenti legati alla produzione militare.
L’esperto di difesa Fabian Hoffmann, dell’Università di Oslo, ritiene che l’Oreshnik non rappresenti una vera e propria innovazione, ma piuttosto una variante del missile RS-26 Rubezh. Sebbene Vladimir Putin abbia annunciato piani per la produzione in serie di questo missile, un funzionario statunitense ha dichiarato al Kyiv Independent che probabilmente la Russia ne possiede solo un numero limitato, trattandosi ancora di un prototipo.
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