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Jeu, Set et Maths: il tennis raccontato attraverso le statistiche [ESCLUSIVA]

Il 27 settembre 2013 Constance de Monsembernard pubblicava la sua prima statistica sull’account Twitter (attuale X) Jeu, Set et Maths, diventato negli anni punto di riferimento per gli appassionati di tennis e numeri. Oggi conta più di 40.000 followers e i suoi post dedicati a questo curioso universo accompagnano i più grandi appuntamenti del calendario tennistico, così come i momenti più significativi nelle carriere dei giocatori del circuito maschile e femminile.

Le sue ricerche e il suo lavoro hanno portato all’uscita del libro Jeu, Set et Maths – ll tennis raccontato attraverso le statistiche, un’opera che raccoglie più di 500 statistiche che coprono un arco temporale che va dalla fine del XIX secolo alle stagioni più recenti. Una lettura divertente e appassionante, attraverso cui si scoprono cose che non avremmo mai neppure immaginato o si consolidano ipotesi frutto delle nostre sole osservazioni di attenti spettatori. L’autrice analizza le prestazioni dei più grandi tennisti e tenniste della storia, passando al setaccio ben 160.000 partite, una vera e propria miniera di informazioni e aneddoti originali.

Constance ha accettato di rispondere ad alcune mie domande, qui l’intervista.

«Innanzitutto vorrei chiederti come è nato il progetto, a partire dall’account social su X fino alla scrittura e alla pubblicazione del libro Jeu, Set et Maths – ll tennis raccontato attraverso le statistiche.»

“All’Università, frequentavo un corso sui social media e il professore per l’esame di fine semestre invece che interrogarci ha deciso di proporci qualcosa di diverso: “provate a creare un profilo Twitter”. All’epoca, nel 2013, Twitter non era ancora molto popolato, poche persone lo utilizzavano quindi partivamo più o meno tutti dallo stesso livello di conoscenza e ognuno aveva la possibilità di scegliere la tematica che preferiva: cinema, moda, sport. Alcuni hanno scelto il tennis, ricordo che qualcuno aveva creato un profilo su Maria Sharapova. Anche io volevo fare qualcosa sul tennis, ma non volevo limitarmi a dare dei risultati ad esempio Jo-Wilfried Tsonga ha battuto Federer 6-3 6-3. Ho sempre avuto una mente scientifica, mi è sempre piaciuta più la matematica che le materie letterarie quindi ho cominciato a lavorare con i numeri, all’inizio in maniera molto semplice non avevo molto materiale, sull’attualità e la storia del tennis. Al termine del corso avevo circa 100 followers e mi sono detta che valeva la pena continuare.

Oggi collaboro sempre più con i media come ad esempio Eurosport e France TV e circa un anno fa l’editore di Hugo Publishing mi ha contattata, è stato lui a farmi questa proposta. È molto appassionato di tennis e mi ha subito detto che con tutti quei numeri sarebbe stato interessante fare qualcosa, così abbiamo iniziato a discuterne assieme per capire come poteva essere strutturato, se concentrarci su un unico giocatore o altro. Alla fine abbiamo convenuto che valeva la pena coprire tutto il tennis”.

Ti ricordi quale è stata la tua prima statistica?

“Sì, su Serena Williams, aveva appena vinto gli US Open 2013 e la statistica riguardava il tempo che aveva dovuto trascorrere in campo per vincere il torneo. All’inizio non avevo molti seguaci, lo facevo perché mi piaceva. Credo di aver impiegato due anni prima di arrivare a 1000 followers, ci sono account che in 3 mesi ne raggiungono 5000, per me è stato un processo lento, ci è voluto del tempo per raggiungere una certa popolarità. Se avessi voluto giusto fare il boom penso avrei subito smesso, perché mi sarei detta: non funzionerà mai, non interesserà mai a nessuno. È stato necessario guadagnare credibilità affinché i media ritenessero affidabile il mio profilo e condividessero i miei dati, da quel momento in poi è cresciuto”.

Qual è l’aspetto più sorprendente che hai scoperto analizzando il tennis attraverso le statistiche?

“Il primo è che le statistiche possono essere una trappola, perché in realtà possiamo far in modo che dicano quello che vogliamo. Se, ad esempio, qualcuno mi chiedesse: dimostrami che Djokovic è il miglior giocatore del mondo oppure dimostrami che Djokovic è il meno bravo dei tre (dei Big Three), potrei trovare delle statistiche per sostenere entrambe le tesi. Occorre prendere le distanze, mantenere un approccio obiettivo e non avere pregiudizi. Questo poi è ciò che mi protegge rispetto ad altri account, non ricevo attacchi, non ho molti haters perché pubblico solo statistiche e raramente do il mio parere personale.

Un altro aspetto è la moltitudine di dati che puoi avere a disposizione. Sono 11 anni che faccio statistiche, all’inizio erano un po’ banali, molto semplici. Ora posso realizzare statistiche più avanzate, ma in realtà puoi trovarne continuamente una nuova, avere una nuova idea. Il materiale è infinito, è un universo senza limiti. A volte si pensa che ci siano dei record che non verranno mai battuti, ma non è così. È interessante perché ogni giorno, in ogni torneo, può esserci un nuovo record. A volte sono record significativi ma che non hanno una grande portata, ad ogni modo accade sempre qualcosa”.

Come selezioni i dati e le metriche più rilevanti per il tuo lavoro? Hai mai incontrato difficoltà nell’accesso ai dati?

“Recupero i dati che si trovano sul sito dell’ATP e della WTA, quindi tutte le statistiche sui match come ad esempio la durata e il punteggio, e poi prendo anche il numero di doppi falli, percentuale di prime di servizio, palle break etc. Insomma recupero tutte le statistiche principali e le registro, anche quando ci sono partite che non mi interessano particolarmente, potrebbe essermi utile in futuro. E così, almeno, so di avere più o meno gli stessi dati per tutti i match. Ho una mente molto logica e riesco a essere molto veloce per tutto ciò che riguarda i numeri, in effetti sono in grado di interpretarli rapidamente. Mi rendo conto di certe situazioni, per esempio, quando ci sono molte palle break mi chiedo: Ehi, potrebbe valere la pena guardare questo match rispetto agli altri? Sì, se non succede da molto tempo, a volte mi accorgo che c’è una striscia di vittorie, sono cose che mi saltano agli occhi.

Per quanto riguarda l’ultima parte della tua domanda, a volte sono in difficoltà con i vecchi giocatori, per esempio, quando non riesco a trovare la loro data di nascita quindi non riesco a determinare la loro età, o con i ranking del passato per cui non ci sono tutte le informazioni e gli archivi sono incompleti, soprattutto per gli inizi degli anni ’70 o ’80.

Quando sono a Roland Garros invece, dove ho accesso a molte più informazioni, mi rendo conto che in realtà esistono molte statistiche che non vengono messe a disposizione del grande pubblico. Per esempio, il numero medio di colpi per scambio, l’altezza della palla rispetto alla rete. Sono dati che non posso ottenere se non quando seguo il torneo”.

Qual è la tua esperienza personale con il tennis? Sei una giocatrice appassionata o ti sei avvicinata allo sport in modo più teorico?

“Ho iniziato a giocare a tennis quando avevo 6 anni. Mia mamma giocava a tennis, ma lei lo faceva per un’ora a settimana, solo per divertimento. La vedevo uscire con il suo piccolo sacco da tennis per l’allenamento, e io avevo 5 anni in quel momento. Volevo fare come mia mamma, ma ero troppo giovane quindi ho dovuto aspettare di avere 6 anni, mi è piaciuto fin da subito. Ho iniziato a competere quando avevo 8 anni, il primo torneo a cui ho preso parte l’ho vinto e a partire da lì ho partecipato a molte altre competizioni. Non ho mai avuto un livello che mi permettesse di partecipare a tornei nazionali o internazionali, ma sono riuscita ad avere un buon livello, abbastanza per vincere tornei regionali e simili. Adesso continuo a giocare, ma solo per hobby, faccio uno o due tornei amatoriali all’anno”.

Chi è il tuo giocatore o la tua giocatrice di tennis preferito/a?

“Quando ero piccola, mi piaceva molto Gustavo Kuerten, perché avevamo un po’ gli stessi capelli. Uno dei miei primi ricordi sul tennis è quando lui aveva disegnato un cuore sulla terra battuta a Roland Garros [dopo la sua vittoria miracolosa in ottavi di finali contro Michael Russel]. Avevo 7 anni e l’ho trovato molto bello, così in quel momento sono diventata fan di Kuerten. Mi piaceva molto anche Aravane Rezaï, non so se la conosci.

Oggi non ho veramente un giocatore preferito, quello che mi piacerebbe, invece, è vedere un francese o una francese vincere un Grande Slam. L’ultima francese a vincere un Grande Slam è stata Marion Bartoli nel 2013, e in realtà è stato proprio prima che io creassi Jeu Set et Maths, lei ha vinto Wimbledon a luglio 2013 e io ho iniziato a scrivere a settembre 2013. Sono passati 11 anni e non sono ancora riuscita a fare delle statistiche su un titolo del Grande Slam vinto da un francese. Quindi spero di poterlo fare un giorno”.

Se potessi scegliere un dato statistico che definisce l’essenza del tennis, quale sarebbe e perché?

“Non so se riesco a rispondere totalmente alla tua domanda, ma io adoro tutte le statistiche un po’ straordinarie. Ad esempio Isner-Mahut, è un match che contiene tanti record. Trovo ci sia un lato del tennis che è imprevedibile. In effetti, può succedere di tutto, e quello sarà un record che probabilmente non verrà mai battuto”.

Pensi che le statistiche possano mai “spiegare tutto” nel tennis anche in rapporto alla sua evoluzione, o c’è sempre un elemento imprevedibile che sfugge ai numeri?

“Se si potesse spiegare tutto con le statistiche, penso che oggi sarei ricca perché farei delle scommesse sportive e riuscirei a indovinare tutti i risultati. Non c’era nessuna statistica che indicasse che Soderling avrebbe battuto Nadal a Roland Garros nel 2009. È proprio questo il bello del tennis, alle volte succedono delle cose che non ti aspetti: anche se un giocatore ha una serie di 50 vittorie e gioca contro un giocatore che ha una serie di 20 sconfitte, magari proprio quel giocatore con le 20 sconfitte, in quel momento, può vincere. Penso sia la ragione per cui tutti amano il tennis, proprio per questa imprevedibilità”.

È noto il fatto che il tennis sia un gioco molto mentale.

“C’è una statistica che risponde alla tua domanda precedente, e rappresenta bene questo concetto: quando guardi, per esempio, un’ora di tennis, quanto tempo i giocatori giocano davvero. E spesso, su un’ora di tennis, il tempo effettivo di gioco è molto inferiore a quello che pensiamo. In media, i giocatori giocano circa 12 minuti, e quindi per circa 40 minuti si asciugano dal sudore, fanno pause o si preparano per il prossimo punto. Una volta, per un lavoro all’università, avevo guardato un match con un cronometro. Ogni volta, iniziavo a cronometrarlo appena partiva un punto e poi fermavo il cronometro appena il punto terminava. L’ho fatto per circa un’ora ed è così che ho scoperto che il tempo effettivo di gioco era circa di 11/12 minuti. I giocatori hanno il tempo di riflettere, di pensare, di dirsi: “Oh, questo punto è davvero importante, non posso perderlo”. E poi, alla fine, potrebbero comunque sbagliarlo. È per questo che il tennis è così interessante, perché c’è molta strategia, ma anche molta pressione mentale”.

Intervista a cura di Jenny Rosmini

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