Non c’è Natale se non c’è lei, la canzone che ha battuto tutti i record di vendite da quando è stata pubblicata. Non c’è Natale se alla radio, alla televisione e come avviene in questi giorni addirittura nella pubblicità, non si ascolta “White Christmas”, il brano scritto da Irving Berlin e portato al successo planetario da Bing Crosby.
Eseguita per la prima volta il 25 dicembre del 1941 nel corso del programma radiofonico “The Kraft Music Hall” condotto da Crosby alla Nbc, ha venduto da allora oltre 50 milioni di copie, risultando tranne che per un breve lasso di tempo in cui fu superato da “Candle in the wind” di Elton John (nella versione rielaborata per Lady Diana sulla scia della sua tragica morte), il singolo più venduto di tutti i tempi. Cioè, per intenderci, fino ai giorni nostri. Il record infatti ogni anno viene incrementato grazie alle vendite in prossimità delle festività natalizie.
Un caso eccezionale di long seller quindi a cui va aggiunto l’ulteriore primato di complessivi 100 milioni di copie, grazie alle 500 versioni in tutte le lingue, tra le quali spiccano quelle di Frank Sinatra, Louis Armstrong, Ella Fitzgerald, Nat King Cole e fra le più recenti quelle di Placido Domingo, Bocelli, Michael Boublè, Zaucchero e Laura Pausini per citare solo alcuni nomi degli innumerevoli artisti che si sono cimentati con “il” brano di Natale per antonomasia.
Irving Berlin del resto era convinto di aver scritto un pezzo che avrebbe fatto colpo. “Trascrivi questa canzone che ho composto nel week end. Non è solo la migliore canzone che abbia mai scritto, è la migliore canzone che chiunque abbia mai scritto”. Queste le parole che disse eccitato al suo segretario Helmy Kresa (Berlin era un autodidatta e non sapeva leggere la musica), appena entrò un lunedì di quel freddo inverno del ‘40 nel suo ufficio al numero 799 di Broadway, consegnandogli 48 battute vergate su un foglio bianco. E i numeri poi gli diedero ragione.
Dieci versi per 67 note e con quel refrain orecchiabile conosciuto da tutti, “White Christmas” venne incisa da Bing Crosby nel maggio del ‘42 per la Decca con l’orchestra di John Scott e il coro dei Ken Darby Singers. Tempo della registrazione, 18 minuti. Una sorta di buona la prima per quella canzone d‘atmosfera natalizia, che di lì a poco sarebbe diventata popolarissima in tutti gli Stati Uniti.
A far da volano al suo successo, una contingenza storica particolare, la guerra. La canzone infatti fu lanciata nel film “Holiday Inn” a tre giorni esatti dalla prima offensiva americana nel Pacifico durante la Seconda guerra mondiale (battaglia di Guadalcanal) e diventò nel giro di qualche mese, il “canto di trincea” più amato perché simbolo, per i marines, del Paese a cui fare ritorno.
Un desiderio auspicato anche dalle famiglie di quei milioni di ragazzi che per la prima volta si trovavano fuori di casa per combattere e che nel “bianco natale” di una volta sognato con nostalgia, rivivevano i tempi felici passati quando le cose andavano bene e si viveva sereni.
Lo scenario onirico evocato dal brano di Berling, con le slitte, i campanelli, la neve, i bambini in ansia e il focolare domestico, sottolineato da quella melodia malinconica e struggente, insolita per una canzone natalizia e di festa (si pensi a “Jingle Bells” o “Santa Claus Is Coming To Town”), colpì nel profondo una nazione intera diventando così una sorta di appello all’unità nazionale e un invito alla speranza per un futuro migliore.
Naturalmente colpì molto l’interpretazione di Bing Crosby, divo fra i più amati e popolari dello star system a stelle a strisce (per Frank Sinatra un idolo da emulare, cosa che poi avvenne), che con la sua voce calda e profonda dette la giusta intonazione al brano che oltre a vincere l’Oscar, grazie a lui divenne il capostipite di una nuova tradizione, quella delle canzoni pop del Natale.
Per quanto riguarda Irving Berlin, tra i più prolifici e importanti compositori americani pur essendo autodidatta (sue le musiche per le produzioni dei mitici Fred Astaire e Ginger Rogers ad esempio), c’è da sottolineare infine l’abilità con cui è riuscito a cogliere con questa canzone, i sentimenti e gli stati d’animo del popolo americano in relazione al Natale, riuscendo così lui, figlio di un rabbino russo emigrato, a tessere al meglio le lodi della festa più importante della cristianità con una semplice canzone.
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