Una provocazione che fa male, soprattutto a Natale: l’albero a festa, simbolo della cristianità, dato alle fiamme dagli islamici, a Damasco, in una Siria devastata dalla guerra civile dopo la caduta del dittatore Assad. Centinaia di dimostranti sono scesi in piazza nei quartieri cristiani di Damasco per protestare contro l’incendio dell’albero di Natale nei pressi di Hama, nella Siria centrale. “Pretendiamo i diritti dei cristiani”, urlano i manifestanti mentre marciano attraverso la capitale siriana verso la sede del Patriarcato ortodosso nel quartiere Bab Sharqi. Le proteste si verificano poco più di due settimane dopo che una coalizione armata guidata dagli islamisti ha rovesciato il governo di Bashar al-Assad, che si era presentato come il protettore delle minoranze nel paese a maggioranza sunnita.
L’esercito Usa ha intanto dichiarato di aver condotto un attacco aereo in Siria, in cui oggi sono morti due membri dello Stato Islamico e ne è rimasto ferito un altro.Gli agenti dello Stato Islamico stavano trasportando un camion carico di armi nella provincia di Dayr az Zawr, un’area precedentemente controllata dal governo siriano e dai russi, quando sono stati colpiti da un attacco aereo, ha affermato il Comando centrale degli Stati Uniti in una dichiarazione su X. Un accordo per sciogliere le fazioni armate ed integrarle nel ministero della Difesa siriano è stato intanto trovato durante un incontro tra il leader della nuove autorità ad interim di Damasco, Ahmed al-Sharaa, ed i capi delle forze di opposizione. Lo ha annunciato la nuova amministrazione siriana, secondo quanto riportano i media arabi, senza precisare se l’accordo riguarda anche le forze curde.
In una dichiarazione diffusa dall’agenzia di stampa statale Sana e dall’account Telegram di Hayat Tahrir al-Sham si conferma che le nuove autorità siriane hanno raggiunto un accordo con i gruppi ribelli sul loro scioglimento e integrazione nelle forze regolari. “Un incontro dei capi dei gruppi” con Ahmed al-Sharaa “si è concluso con un accordo sullo scioglimento di tutti i gruppi e la loro integrazione sotto la supervisione del ministero della Difesa”, si legge nella dichiarazione.
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