Gasparri nel sodalizzare con Salvini e nel tornare all’assoluzione piena di ieri al processo di Palermo sul caso Open Arms, tra congratulazioni e dichiarazioni, puntualizza sul pregresso che ha animato una vicenda che, a sua detta, non solo non sarebbe neppure dovuta arrivare in un’aula di tribunale. Ma che, proprio partendo dalla sua risoluzione finale, a detta del presidente dei senatori azzurro, «alcune forze politiche in particolare» hanno voluto far evolvere in una vertenza culminata ieri nella sentenza che, a detta dell’esponente forzista, non sarebbe proprio dovuta arrivare a diventare oggetto di dibattimento e fonte di speculazione politica e recriminazione giudiziaria.
Ma le parole del senatore di FI non puntano solo a togliersi un sassolino dalla scarpa. O ad argomentare, col senno di poi, su una vicenda costata accuse, polemiche e strumentalizzazioni di sorta, sia da parte degli avversari politici che della Procura al lavoro sul caso. Ma soprattutto a considerare quanto accaduto prima e sbugiardato dalla sentenza poi. E allora: «Da presidente della Giunta delle Immunità avevo detto in Senato anni fa che Salvini aveva rispettato le regole – tuona oggi il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri –. Votarono contro Pd e grillini per faziosità. Oggi una sentenza dice che la mia proposta era quella corretta: chi ripagherà Salvini e l’Italia di questa ingiustizia?», si chiede il senatore forzista.
E ancora: «Da relatore in Senato proponevo l’innocenza di Salvini, Pd e grillini votarono contro costringendo la magistratura a un processo inutile. Ora Pd e grillini devono chiedere scusa agli italiani e la Procura di Palermo, che aveva chiesto una condanna di 6 anni, farà una pubblica autocritica per i propri errori?», si chiede, retoricamente, il presidente dei senatori di FI Maurizio Gasparri parlando con i giornalisti a Roma, in merito alla sentenza sul caso Open Arms.
Non solo. Perché Gasparri va anche più indietro nel tempo: e tornando agli albori della vicenda, racconta e sottolinea (e Libero riprende e rilancia): «Nella 18esima legislatura sono stato presidente della Giunta per le immunità parlamentari, che si occupò del caso Salvini ministro dell’Interno. Di tre casi. Il caso della nave Diciotti. Quello della nave Open Arms. E il caso nella nave Gregoretti. Per quanto riguarda Open Arms, io feci una relazione in Giunta… ho ritrovato anche le carte, che ho ovviamente nel mio ufficio. La mia relazione diceva che Salvini aveva agito in quanto ministro rispettando le norme costituzionali. Questo doveva accertare la Giunta e il Senato».
Ossia, come spiega Gasparri stesso, «se era un’azione fatta da ministro. Ed era ovvio, perché un normale cittadino non può bloccare uno sbarco. E poi se questa azione fatta da un ministro fosse conforme ai principi costituzionali. Nel 2020 viene approvata la mia relazione, che dice che Salvini è innocente. Poi andiamo in Aula. E invece, il 30 luglio del 2020, la mia relazione non raggiunge i 161 voti: la maggioranza assoluta dell’epoca. Ma perde: 149 a 141. Quindi si avvia un processo, che era stato chiesto da alcuni magistrati… E chiedono il giudizio. Ottengono il giudizio. La procura della Repubblica di Palermo chiede sei anni di condanna».
Ieri l’assoluzione con formula piena per gli sbarchi di migranti negati alla nave delle Ong Open Arms: perché «il fatto non sussiste». La sentenza emessa dai giudici a Palermo al termine del processo di primo grado, con un sottofondo di applausi in aula di sostenitori di Salvini e cittadini accorsi in tribunale, è la fine di un incubo per Salvini, e scaccia via anche le nubi sul futuro del governo. E allora, si chiede ironicamente Gasparri oggi, nel day after il verdetto: ora i togati alle prese con la vicenda, «si dimetteranno dalla magistratura?»…
E ancora. «Hanno chiesto un processo che io avevo chiesto di non fare attraverso una relazione ampia, documentata, motivata giuridicamente e costituzionalmente con gli stessi contenuti che troveremo scritti nella motivazione della sentenza che ieri ha dichiarato che “il fatto non sussiste”. Se fosse stata approvata la mia relazione, si sarebbero risparmiati anni di processi, udienze e spese voluti da quelli che hanno fatto un uso politico della giustizia per perseguitare quello che in quel momento era considerato un avversario – conclude Gasparri, ripreso da Italpress –. I grillini, quando erano alleati di Salvini, votarono a favore sul caso Diciotti. Mentre quando non erano più alleati votarono contro. Avevo ragione io e avevano torto i magistrati di Palermo».
Ora, incalza il senatore azzurro, gli stessi valutino le dimissioni per questo atto arbitrario. Si è negata una verità che io avevo già affermato. Si vergognino quelli che hanno bocciato la mia relazione. E si vergognino i magistrati che hanno chiesto il processo. Salvini aveva ragione: le carte parlano chiaro»…
L'articolo Open Arms, Gasparri tuona: Salvini non andava processato, vi dico perché. Ora Pd, 5S e toghe chiederanno scusa? sembra essere il primo su Secolo d'Italia.