VOLPIANO. I carabinieri hanno identificato e arrestato otto uomini, tra cui un canavesano, che fanno parte della temuta “banda della marmotta”.
Sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata ai furti aggravati dall’utilizzo di materiale esplosivo, violazione della legge sulle armi, ricettazione e riciclaggio. «È una rete criminale sofisticata e con pochi scrupoli specializzata in furti con esplosivi ai bancomat - hanno spiegato gli investigatori - Alcuni colpi, tra cui quello all’Unicredit di Favria in cui a causa dell’esplosione parte del condominio che ospitava la banca era stato dichiarato inagibile, portano la loro firma. Su altri ci sono ancora delle indagini in corso».
viaggi tra foggia e torino
L’operazione congiunta tra i militari di Foggia e Torino è scattata proprio dalle indagini sulle decine di assalti a sportelli bancomat nel Torinese e nel Canavese (tra cui, appunto, quello clamoroso di Favria unitamente ad altri otto) negli ultimi due anni. Condotta dal comando provinciale di Foggia con il supporto della seconda sezione del nucleo investigativo di Torino, l’inchiesta ha permesso di smantellare un’organizzazione che operava con metodi degni di una sceneggiatura hollywoodiana.
Secondo le indagini, avviate nel dicembre 2023, il gruppo aveva base logistica nella provincia di Foggia e agiva in tutto il territorio nazionale. L’arma vincente del gruppo? La cosiddetta tecnica della “marmotta”, un ordigno esplosivo artigianale inserito negli sportelli bancomat per far saltare i dispositivi e accedere al denaro custodito.
L’efficacia dell’azione criminale era garantita da una pianificazione meticolosa e dall’impiego di autovetture di grossa cilindrata, tutte rubate o dotate di targhe clonate.
Il basista
L’associazione, coordinata da un’efficiente suddivisione dei ruoli, poteva contare su esperti in esplosivi e conoscitori del funzionamento dei bancomat.
Il basista sarebbe proprio l’unico canavesano identificato: il volpianese 34enne Diego De Glaudi. Smentita direttamente dagli inquirenti la voce, circolata ieri mattina, che nella banda ci sia stato anche un cittadino rivarolese. Ogni colpo veniva pianificato nei minimi dettagli: dagli autisti delle auto rubate alle vedette, passando per i tecnici incaricati della fabbricazione degli ordigni. Durante le investigazioni è emerso come il denaro asportato venisse ripulito attraverso metodi artigianali per eliminare le tracce lasciate dai dispositivi antifurto delle banche.
I materiali sequestrati
Tra i materiali sequestrati figurano banconote macchiate, documenti falsi, carte di credito intestate a prestanome stranieri, petardi e micce esplosive per confezionare le “marmotte”.
Le perquisizioni hanno inoltre portato alla luce 31 cartucce di vario calibro e 3 veicoli utilizzati per i colpi. Una delle figure di spicco del gruppo, residente stabilmente in Piemonte seppur domiciliato nel foggiano, svolgeva un ruolo chiave nel coordinamento tra le diverse regioni.
Un bottino da quasi 500mila euro
Nel giro di tre mesi, tra luglio e settembre 2024, il gruppo ha accumulato circa mezzo milione di euro con 17 assalti messi a segno in Puglia, Piemonte, Lombardia, Campania e Basilicata. Il tariffario del gruppo era chiaro: i partecipanti ricevevano somme fisse in base al proprio ruolo, con bonus aggiuntivi in caso di colpo riuscito. Oltre a Favria i militari indagano sui colpi a Valperga, Rivarossa, Nole, Mazzè, Lessolo.
«Le indagini non sono affatto concluse» dicono dalla Procura perché «gli investigatori stanno cercando di mettere insieme ancora alcuni tasselli mancanti per ricostruire un mosaico complesso»
Non si esclude infatti che gli otto arrestati operassero, di volta in volta, anche con altri complici, forse lombardi, in colpi analoghi. Specialisti degli esplosivi “presi in prestito” da bande a caccia di denaro.