“Sono assolutamente orgoglioso di quello che ho fatto, ho mantenuto le promesse fatte, ho contrastato le immigrazioni di massa e qualunque sia la sentenza. Per me oggi è una bella giornata perché sono fiero di aver difeso il mio Paese. Rifarei tutto quello che ho fatto e entro in questa aula orgoglioso del mio lavoro”. Così Matteo Salvini, prima di entrare all’aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo, dove tra poco è attesa la sentenza di primo grado del processo Open Arms, Che lo vede imputato con l’accusa di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. Sereno fino all’ultimo, come ha ricordato ieri sera con una lunga diretta su Tiktok. “L’arcobaleno? Buon segno”, dice avvicinandosi al bunker, circondato da decine di cronisti e operatori tv. Fa fatica a passare. “Questo è sequestro di persona…”, scherza il vicepremier.
In aula i pm palermitani giocano l’ultima carta, con una contro-replica irriturale, come aveva anticipato Repubblica. “La difesa di Matteo Salvini ha fornito nella memoria depositata una lettura non in linea con le risultanze probatorie”. Sono iniziate con queste parole le repliche della procuratrice aggiunta di Palermo Marzia Sabella prima che i giudici si ritirino in Camera di consiglio. “Si sostiene nella memoria che l’autorizzazione allo sbarco dei minori” dalla nave spagnola Open Arms non competeva al ministro ma alla prefettura. E questo viene desunto da due esami testimoniali”, dice la giudice. “Peccato che lo stesso prefetto di Agrigento di allora, Caputo, ha dichiarato in aula che l’autorizzazione allo sbarco provenisse dal ministro. Peccato che è lo stesso imputato a sostenere la competenza sui minori. I minori non erano più alla frontiera ma in acque nazionali- prosegue Sabella – quindi avevano diritto a sbarcare. Inoltre, si omette di dire che il Tribunale di Catania ha trattato la questione dei tempi dello sbarco dei minori e non del diritto”. Insomma un breve riassunto delle accuse, di oltre tre anni di processo, a pochi minuti dal verdetto. Un ultimo atto, a tempi scaduti, per provare a demolire le tesi della difesa, che ha sempre parlato “atto politico”. Durante una pausa dell’udienza Open Arms, in attesa delle controrepliche dell’avvocata Giulia Bongiorno, il ministro Giuseppe Valditara ha raggiunto Salvini salutando e baciandolo. Presenta anche l’ex eurodeputata Annalisa Tardino.
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