Mattia Casse, 10 e lode: l’ha rincorsa per quasi 35 anni, sembrava stregata. Oggi era il giorno. Il piemontese ha realizzato a tutti gli effetti la gara della vita. Per una volta, non ha sperperato quanto di buono mostrato durante le prove. Ha attaccato con raziocinio, facendo correre gli sci e frenando il meno possibile, accarezzando le curve con delicatezza. A 34 anni e 305 giorni diventa il vincitore italiano più ‘anziano’ nella Coppa del Mondo di sci alpino. D’altronde lo sci è cambiato: sempre meno si vedono emergere ventenni ed i 30 anni rappresentano per molti il punto di svolta della carriera, soprattutto nella velocità ed anche in campo femminile. Dunque Casse non è un ragazzino, ma da qui a Milano Cortina 2026 qualche altra soddisfazione potrebbe togliersela, a maggior ragione ora che si è sbloccato mentalmente. Perché nella vita non è mai troppo tardi.
Jared Goldberg, 9: ha fatto veramente sudare freddo il pubblico italiano. Mai sul podio nel circuito maggiore prima di oggi, l’americano si inventa il jolly e chiude ad appena un centesimo da Casse. Stiamo parlando di un 33enne, a ennesima riprova di quanto l’esperienza e la conoscenza dei materiali siano diventati aspetti determinanti nel contesto attuale.
Marco Odermatt, 7.5: tra tutte le piste di Coppa del Mondo, la Saslong è tra le meno favorevoli per il fuoriclasse elvetico, perché conta moltissimo la scorrevolezza e non ha modo di esaltare la propria superiorità tecnica. Il podio rappresenta comunque un risultato di assoluto peso in ottica classifica generale, dove sta facendo i conti con un più agguerrito che mai Henrik Kristoffersen.
Fredrik Moeller, 8: senza Kilde, la Norvegia ha già trovato il suo erede. Hanno pochi praticanti (nemmeno paragonabili con quelli dell’Italia), eppure i ricambi non mancano mai: significa lavorare bene. Il classe 2002 è giunto quarto per due superG consecutivi, peraltro su due piste molto diverse come Beaver Creek e Val Gardena. Dunque un velocista potenzialmente completo, con cui bisognerà fare i conti da ora in avanti.
Cyprien Sarrazin, 5: esce dopo poche porte. Come per Odermatt, non era questa la sua pista prediletta.
Dominik Paris, 5,5: non sufficiente, perché quella odierna era una grande occasione. Difficilmente ritroverà nell’arco della stagione un superG così filante e favorevole alle sue qualità da discesista vecchio stampo. Il decimo posto non può soddisfarlo in alcun modo. Serve una scossa in vista di domani.
Pietro Zazzi, 7,5: nonostante il mal di schiena, sfiora la top10 e chiude 11°, secondo miglior piazzamento della sua vita. Altro non giovanissimo (classe 1994) che sta crescendo per gradi. A questo punto inizia a fare un pensierino per la convocazione ai Mondiali di Saalbach 2025.
Nicolò Molteni, 6,5: entra per la seconda volta tra i migliori 20, chiudendo 16°. Non ruba l’occhio né tecnicamente né per le qualità da scivolatore, eppure porta a casa un risultato che fa morale. Rispetto alla maggioranza dei compagni di squadra è un po’ più giovane: 26 anni. Dunque può ancora progredire.
Giovanni Franzoni, 5: un passo indietro rispetto a Beaver Creek. È vero che la Saslong, per uno sciatore come lui, non è l’ideale, tuttavia non è piaciuto proprio per come ha sciato le poche curve più impegnative della pista. Bisogna avere pazienza: gli alti e bassi saranno da mettere in conto.