Blindata. La manovra non potrà più essere cambiata e verrà approvata così com’è stata predisposta per il voto di fiducia oggi alla Camera. Per evitare modifiche dell’ultima ora, infatti, che avrebbero potuto comprometterne l’iter, impedendo al governo di portarla in aula e di approvarla entro la fine dell’anno (con la sciagurata conseguenza dell’avvio dell’esercizio provvisorio), l’esecutivo ha deciso di chiudere il testo e bloccare gli emendamenti. Nessuna sorpresa, dunque. I deputati potranno chiudere in congruo anticipo il loro anno, approvandola già nella serata di oggi e partendo per le vacanze. Tempi supplementari, invece, per i senatori, che dovranno iniziare l’esame della legge il 23, fermarsi per la sosta natalizia e probabilmente dare il via libera definitiva entro il 28 dicembre. Ma cosa comporta questa mossa politica? Sicuramente che la legge di bilancio che era stata disegnata in un certo modo, soprattutto per quello che riguarda il macro-tema del digitale, è stata cambiata. E non sempre è una cattiva notizia.
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Ci sono tre capitoli, che verranno affrontati in ciascun articolo del nostro monografico di oggi sul tema, che sono stati presi in considerazione e che sono stati rivisti completamente, per quanto riguarda il mondo dell’evoluzione digitale. Stiamo parlando, nella fattispecie, della digital services tax, dell’aumento della tassa sulle criptovalute e della cosiddetta tassa sul rame.
La prima è una notizia che, dal nostro osservatorio, si può valutare come positiva. Scompare, infatti, dalla legge di bilancio l’estensione della cosiddetta “Digital Services Tax”, ovvero un prelievo del 3% sul fatturato di tutte quelle aziende (senza alcun limite) che operano sul digitale. Sarebbe stata una pessima notizia sia per il mondo dell’informazione digitale, sia per il mondo dell’e-commerce, sia per tutte quelle altre piattaforme che offrono dei servizi attraverso il web. Resterà, dunque, il tetto dei 750 milioni di euro di fatturato come punto di partenza rispetto al quale applicare la tassa, esattamente come è avvenuto fino a questo momento. La rimozione di questo tetto avrebbe eccessivamente penalizzato le piccole e medie imprese del digitale, affossandole ancor di più rispetto a un discorso di concorrenza già impari con le grandi aziende di Big Tech.
La seconda notizia è lo stop all’aumento della tassazione sulle criptovalute nel 2025, rimandato – invece – al 2026 ma in maniera molto meno impattante e sostanziosa rispetto a quello che era stato previsto inizialmente (quando si sfiorava il raddoppio per la tassazione su questo tipo di valuta digitale). Da questo punto di vista, è stata la Lega a portare avanti questa battaglia e a ottenere il rinvio di questo aumento nella prossima legge di bilancio.
Infine, la tassa sul rame (quella che era stata ribattezzata come tassa sull’ADSL). Evidentemente ci si è resi conto che non è possibile far ricadere – sebbene indirettamente – sui cittadini i costi per il ritardo dell’estensione della fibra su tutto il territorio italiano, compreso in quelle aree che hanno serie difficoltà con questo tipo di impianto per favorire la connessione veloce. Un emendamento aveva proposto un aumento del 10% dei costi per chi utilizza la rete in rame. Ma, al momento, questa previsione non sembra trovare riscontro nel nuovo testo. Un altro sospiro di sollievo.
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