Quattro di loro sono stati arrestati dalle Israel Defense Forces. Poche ore prima avevano varcato la Linea Blu ed erano riusciti a piantare le loro tende. Il Libano è il loro obiettivo, si considerano coloni, appartengono al movimento Uri Tzafon e sostengono che il sud del paese dei cedri appartiene a Israele. “Si tratta di un incidente grave che ora è sotto indagine – ha confermato il portavoce dell’esercito, che in un primo momento aveva negato l’accaduto -. Qualsiasi tentativo di avvicinarsi o attraversare il confine in territorio libanese senza coordinamento è pericoloso per la vita e compromette la capacità delle Idf di operare nella zona e svolgere la loro missione”.
La velleitaria avventura coloniale era iniziata martedì. “Le famiglie del movimento per l’insediamento nel Libano meridionale sono entrate ieri per colonizzare la terra – aveva fatto sapere l’organizzazione sui social -. Hanno montato tende, piantato alberi e creato un angolo commemorativo in memoria di Yehudah Dror Yahalom“, soldato ucciso in Libano a ottobre. Sulle prime l’esercito aveva sostenuto che il gruppo non aveva attraversato il confine e che l’accampamento era stato allestito vicino al confine ma in territorio israeliano prima di essere smantellato dai soldati perché realizzato in un’area di interesse militare. Poi era arrivata l’ammissione: “I civili hanno effettivamente oltrepassato la Linea Blu di diversi metri – ha spiegato il portavoce – nei pressi del villaggio libanese di Maroun al-Ras“, che si trova in una zona controllata dalle Idf come stabilito dal cessate il fuoco firmato il mese scorso tra Tel Aviv e Hezbollah. Ora i quattro sono stati arrestati e saranno interrogati.
Nato a inizio anno per iniziativa di Amos Azaria, docente universitario strenuo sostenitore delle politiche di insediamento, Uri Tzafon sostiene la necessità di creare insediamenti nel sud del Libano che è “semplicemente il nord della Galilea” per garantire “la sicurezza di Israele” e restituire allo Stato ebraico i suoi “confini biblici”. Negli ultimi mesi ha organizzato diverse azioni dimostrative. La prima il 10 aprile, quando i suoi sostenitori hanno inscenato una protesta davanti al kibbutz Alonim, una trentina di km a est di Haifa, per chiedere la nascita di insediamenti nel Libano meridionale e poi scalare il Monte Meron da cui è visibile la terra dei cedri: “Abbiamo guardato il Libano. Se Dio vuole, ci arriveremo presto“, il messaggio postato a beneficio dei circa 3mila membri del gruppo WhatsApp. Con il passare dei mesi le proteste si sono moltiplicate e in una di queste azioni alcuni membri hanno usato droni radiocomandati e palloncini di gonfi di elio per inviare oltreconfine volantini che dicevano: “Attenzione! Questa è la Terra di Israele che appartiene agli ebrei. Dovete evacuarla immediatamente”.
Al momento il Uri Tzafon non gode dell’appoggio ufficiale degli alleati ultra-sionisti di Benjamin Netanyahu come il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich e quello della Sicurezza Nazionale Itamar Ben-Gvir, che fanno del sostegno agli insediamenti in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza uno dei punti principali della loro offerta politica. Le idee del movimento riscuotono, però, l’apprezzamento di ambienti religiosi ultraortodossi e tra i suoi sostenitori può contare sull’influente Yitzchak Ginsburgh: “Oggi è chiaro che è giunto il momento di conquistare anche i territori libanesi – aveva scritto a fine settembre il rabbino in una lettera aperta -, solo così si potrà allontanare la minaccia e portare la vera pace all’intero Paese. Dopo la conquista e l’espulsione della popolazione ostile, si dovrà stabilire un insediamento ebraico, completando così la vittoria”.
Un pensiero inquadrato in una visione in cui il Libano farebbe parte della Terra di Israele che “si estendeva fino al fiume Eufrate”, scriveva ancora Ginsburgh, tra i membri più illustri del movimento ultraortodosso Chabad, tra i più influenti e partecipati del paese, e capo di Od Yosef Chai, scuola talmudica di Yitzhar, in Cisgiordania, quartier generale da cui negli anni sono partiti violenti attacchi contro i villaggi palestinesi e persino le strutture dell’Idf.
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