Stiamo pagando l’olio extravergine di oliva più del doppio rispetto a tre anni fa. Il prezzo ha superato la soglia di 9 euro al litro. In media, secondo un’analisi di Altroconsumo, rispetto al 2023 c’è stato un aumento del 32%, dell’88% rispetto al 2022 e del 112% rispetto al 2021. Non solo, anche nei discount, un tempo rifugio per risparmiare, ci sono stati aumenti fino all’80%.
Gli aumenti record sono il risultato di una combinazione di fattori strutturali e congiunturali. Il cambiamento climatico gioca un ruolo cruciale: la siccità e gli eventi climatici estremi hanno drasticamente ridotto i raccolti in Italia e nei principali Paesi produttori, come Spagna e Grecia. L’Italia, storicamente non autosufficiente nella produzione di olio d’oliva, ha visto amplificarsi la propria dipendenza dalle importazioni.
Anche sul fronte internazionale, il mercato globale soffre una scarsità di approvvigionamento. In Spagna, primo produttore al mondo, la produzione è stata falcidiata da un’annata climatica avversa. Questo ha generato un effetto domino, spingendo verso l’alto i prezzi non solo dell’olio italiano, ma anche di quello importato. A pesare è anche la crescente domanda di olio di qualità. I produttori, spinti dalla necessità di mantenere margini competitivi, si concentrano su prodotti di fascia alta, riducendo le opzioni economiche.
Secondo l’indagine di Altroconsumo su venti oli extravergine di oliva tra marzo e novembre 2024 mostra incrementi generalizzati che vanno dall’1% al 12%. E rispetto al 2021 i prezzi sono aumentati del 112%, con incrementi che hanno colpito soprattutto i prodotti più economici. Gli oli che tre anni fa costavano meno di 6 euro al litro oggi superano i 9 euro, registrando aumenti superiori all’80%. Al contrario, gli oli di fascia alta, già oltre i 7 euro al litro, hanno visto rincari più contenuti, inferiori al 65%. Oggi, dunque, la scelta per i consumatori si è ridotta: i prezzi sono molto più omogenei, penalizzando chi cercava soluzioni più economiche. E le promozioni, un tempo alleate del risparmio, offrono al momento vantaggi minimi. Se nel 2021 lo sconto medio era del 30%, nel 2024 si è ridotto al 15%.
Le previsioni per il 2025 sono contrastanti. I primi dati indicano una possibile ripresa della produzione nei principali Paesi produttori, come Spagna, Grecia e Tunisia. Questo potrebbe allentare la pressione sui prezzi, riportandoli a livelli più accessibili. Tuttavia, in Italia le proiezioni per il 2024-2025 indicano una nuova contrazione produttiva a causa della siccità. Il Bel Paese continuerà dunque a fare affidamento sulle importazioni, ma ciò non basterà a riportare i prezzi ai livelli pre 2021. Gli esperti concordano che il costo medio potrebbe stabilizzarsi intorno agli attuali 8-9 euro al litro, senza significative riduzioni.