L’ex presidente francese Nicolas Sarkozy, 69 anni, è stato condannato a tre anni di reclusione (di cui uno con il braccialetto elettronic) per corruzione e traffico d’influenza. Si tratta di una sanzione senza precedenti per un ex capo di Stato. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso dell’ex inquilino dell’Eliseo per lo scandalo delle intercettazioni. La condanna comprende anche tre anni di ineleggibilità e la privazione dei diritti civili. Entro un mese dovrà comparire davanti a un giudice per le libertà e la detenzione. Che stabilirà le condizioni in cui indosserà il braccialetto elettronico e degli arresti domiciliari.
Sarkozy si è sempre dichiarato innocente. Anche se lontano dalla prima linea, continua ad avere una grande influenza sulla politica francese ed è in contatto regolare con Emmanuel Macron. “Sono un ex presidente della Repubblica – aveva detto nel processo di prima istanza – non ho mai corrotto nessuno. E dovremmo poi aggiungere che si tratterebbe di una corruzione ben strana. Senza denaro, neppure un centesimo per nessuno. Senza vantaggi, nessuno ne ha avuti, e senza vittime, poiché non ci sono persone lese”. I legali dell’ex presidente hanno già annunciato un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’Uomo.
Si tratta di un caso di corruzione e traffico di influenze, noto in Francia come “caso Bismuth”, dal nome falso scelto da Sarkozy per aprire una linea telefonica secondaria. La prima condanna, emessa dal Tribunale correzionale di Parigi nel marzo 2021, è stata confermata in appello nel maggio 2023. Tre anni di carcere (uno solo effettivo, con la possibilità di scontarlo agli arresti domiciliari e con un braccialetto elettronico). Sentenza ora confermata dalla Corte di Cassazione. Le indagini sono state avviate quando gli inquirenti, che avevano messo sotto controllo i telefoni di Sarkozy nel 2014 nell’ambito di un altro caso, hanno scoperto un presunto traffico di influenze. L’avvocato dell’ex presidente aveva aperto per lui una linea secondaria con cui mantenevano le comunicazioni e che era anch’essa sotto controllo. Le intercettazioni hanno portato alla luce conversazioni che facevano pensare a un caso di presunta corruzione e traffico di influenze. In particolare, Sarkozy e il suo avvocato parlavano di contatti con un magistrato, Gilbert Azibert, al quale erano state chieste informazioni sulle indagini relative a un’altra delle accuse a suo carico. In cambio l’ex presidente avrebbe usato la sua influenza per fargli ottenere una carica onoraria a Monaco.
Nel corso dell’udienza finale, il procuratore generale aveva raccomandato di respingere tutte le argomentazioni avanzate dalla difesa e quindi di confermare le condanne. Tra i 20 argomenti della difesa, c’era ancora la legalità delle intercettazioni telefoniche tra un avvocato e il suo assistito. La difesa di Sarkozy ha continuato a sostenere che l’intera procedura è stata illegale nonostante fosse stata convalidata più volte da diverse autorità.
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