L’arresto è scattato non appena ha messo piede sul territorio italiano. All’aeroporto di Milano-Malpensa, gli uomini della Digos hanno fermato un trentottenne iraniano, appena arrivato da un volo di linea partito da Istanbul. A carico dell’uomo, richiesto in estradizione dagli Stati Uniti, pende un’accusa gravissima: associazione per delinquere finalizzata alla violazione dell’International Emergency Economic Power Act e la fornitura di supporto materiale a un’organizzazione terroristica, il famigerato Irgc – il Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche.
L’operazione, coordinata dalla Sezione antiterrorismo della Digos con il supporto dell’Ufficio di Polizia di Frontiera e dell’Interpol, rivela una trama dai contorni inquietanti. Secondo l’accusa formulata dalle autorità giudiziarie statunitensi, l’arrestato avrebbe fornito componentistica elettronica cruciale per la costruzione di droni armati e missili destinati al gruppo terroristico. Una rete operativa che si estendeva dalla Svizzera – dove l’uomo gestiva una società – fino ai campi di battaglia, culminando nel tragico attacco del 28 gennaio scorso in Giordania, costato la vita a tre militari statunitensi e il ferimento di altri quaranta.
Il fermo dell’iraniano è avvenuto poco dopo l’atterraggio di sabato pomeriggio. Gli investigatori, agendo con precisione, hanno perquisito il sospetto e i suoi bagagli, rinvenendo componenti elettroniche compatibili con le accuse mosse dalla Corte di Giustizia statunitense, documentazione cartacea e bancaria di natura commerciale, oltre a tre devices telefonici/informatici.
L’uomo è stato immediatamente trasferito nella casa circondariale di Busto Arsizio (Varese), dove rimane adisposizione della Corte d’Appello di Milano. La convalida dell’arresto è arrivata senza indugi, con la disposizione della custodia cautelare in carcere.
L’arresto rappresenta un ulteriore esempio di come la cooperazione internazionale nella lotta al terrorismo possa produrre risultati concreti. L’intera operazione si è svolta in stretta collaborazione con le autorità statunitensi, sottolineando un’attenzione costante alla sicurezza globale.
Nonostante la gravità delle accuse, gli investigatori italiani non hanno al momento riscontrato collegamenti diretti con la sicurezza del territorio nazionale. Tuttavia, il materiale sequestrato sarà sottoposto a un esame approfondito per valutare eventuali implicazioni più ampie.
L’inchiesta dipinge un quadro dettagliato di un sistema ben organizzato: il cittadino iraniano utilizzava la sua società svizzera per procurare e trasferire sistemi di navigazione avanzati per droni e missili. La loro destinazione finale era il gruppo terroristico Irgc, considerato dagli Stati Uniti una delle principali minacce alla stabilità internazionale.
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