PAVIA. Il fronte penale si è chiuso con una sentenza di patteggiamento a due anni, ma il caso del primario del San Matteo accusato di molestie su undici specializzande non è ancora del tutto chiuso. A carico di Francesco Mojoli, 52 anni, primario di Anestesia e Rianimazione 1, ci sono due procedimenti disciplinari ancora aperti, che ora dovranno tenere conto della sentenza di patteggiamento.
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Sentenza che non equivale, va precisato, a un’ammissione di responsabilità, ma che arriva al termine di un procedimento dove accusa, difesa e parti civili hanno avuto modo di presentare le loro tesi. Anche quello che è emerso nel procedimento penale, dunque, andrà a condizionare l’esito dei procedimenti disciplinari.
Un altro fronte che resta aperto è quello di una possibile causa civile: sia l’ospedale, dove il primario lavora, sia l’Università, dove è docente della scuola di specializzazione, sono state ammesse come parti civili e invece escluse per la responsabilità civile. Questo vuol dire che in una eventuale causa non potranno essere chiamati a concorrere alla rifusione dei danni, mentre potrebbero chiedere a loro volta un risarcimento, ad esempio per il danno all’immagine. Una decisione non c’è ancora. L’Università, rappresentata dall’avvocato Fabio Fasani, si era limitata a dichiarare di avere «accolto con favore la decisione del giudice che, aderendo alle richieste dell’ente, l’ha escluso quale responsabile civile e ammesso come parte civile» e di avere «preso poi atto che il giudizio si è concluso con una sentenza di patteggiamento».
Il San Matteo attraverso l’avvocato Fabio Federico invece commenta: «È stata una vicenda spiacevole prima di tutto per le persone che l’hanno subita e verso le quali il San Matteo esprime la sua più viva solidarietà. Anche il San Matteo, però, è stato danneggiato dalle condotte contestate e ciò è stato ritenuto anche dal giudice, che infatti gli ha riconosciuto il ruolo di parte civile, prima di chiudere la partita penale con il patteggiamento». Nel procedimento penale sette specializzande su undici si erano costituite parte civili con gli avvocati Francesca Romana Garisto, Francesca Vaccina e Francesco Castelli. A loro il primario aveva fatto un’offerta di risarcimento di 2mila euro a testa, ma l’avevano rifiutata.
La vicenda si basa soprattutto sui racconti delle specializzande, che avevano riferito ai carabinieri di Pavia dei comportamenti «sconvenienti» del primario e docente del corso di specializzazione dell’anno 2019/2020. Le giovani donne hanno parlato, nelle loro testimonianze, di molestie durante la spiegazione di alcuni esami diagnostici. Tutto però era emerso da un questionario anonimo, sottoposto nel 2021 agli specializzandi del corso. Le risposte date al questionario, che riferivano appunto di comportamenti non consoni da parte del docente, avevano fatto partire anche un procedimento disciplinare a carico del medico, a dicembre del 2021, da parte dell’Ateneo. A febbraio del 2022 il docente si dimise dall’incarico di direttore della scuola di specialità, pur continuando a insegnare in Ateneo, mentre la procura aprì un’indagine per violenza sessuale aggravata. m. fio.