“Il treno della storia non si ferma due volte. Per Stellantis è venuto il tempo di fare squadra con l’Italia per affrontare le sfide esistenziali che affrontiamo e sottovalutate da alcuni in Europa”. Parole pesanti, attese, ben accette, quelle di Jean Philippe Imparato, Responsabile europeo di Stellantis, in apertura del “tavolo Stellantis” svoltosi al Ministero delle Imprese e del Made in Italy (nella foto col ministro Urso ndr). Parole, ma anche soldi, investimenti annunciati, quelli di Stellantis: musica per le orecchie del governo e del ministro Urso e dei sindacati, che incassano una prima “apertura” dagli Elkann dopo le dimissioni di Tavares. Finalmente, grazie al governo e al ministro Urso, i piani industriali di Stellantis in Italia vengono svelati, e non sono per nulla deprimenti per il governo, che annuncia, a sua volta, un miliardo di investimenti nel settore automotive nel 2025.
“Odio le promesse non mantenute e non voglio essere smentito dai fatti. Quindi, ci metto la faccia”, è stato l’impegno di Imparato, che ha dato numeri precisi: Stellantis mette in campo un “forte impegno in Italia: 2 miliardi di investimenti nel solo 2025 (+ 6 miliardi di acquisti da fornitori che operano in Italia)”. “Siamo il gruppo industriale che ha investito di più in Italia: 10 miliardi nel 2021-2025, che salgono a 40 miliardi considerati anche gli acquisti da fornitori operanti nel Paese”. Poi, nel dettaglio, sono arrivati finalmente i progetti industriali per gli stabilimenti italiani:; per quanto riguarda Pomigliano, l’attuale Pandina arriverà al 2030. A questa, ha spiegato Imparato, si affiancherà una nuova generazione della Pandina. A Pomigliano verrà poi installata la nuova piattaforma Stla Small, dal 2028, su cui è previsto di produrre almeno due nuovi modelli compatti. Ed ancora: “Modena diverrà il polo dell’alta gamma, orgoglio del Made in Italy, coinvolgendo in tale missione l’ecosistema produttivo della Motor Valley al fine di sviluppare il progetto insieme a tutti gli attori della filiera, dal design alla pre-industrializzazione, con i migliori componenti nazionali in termini di innovazione e circolarità”. Quindi Melfi. “Saranno anche ibridi, oltre che 100% elettrici, quasi tutti i nuovi modelli in arrivo a Melfi che “triplicheranno i volumi” di produzione dell’impianto”, ha detto Imparato, ricordando come nello stabilimento lucano “abbiamo installato la piattaforma STLA-Medium, sulla quale produrremo a partire dal 2025 la nuova Jeep Compass (sia elettrica che ibrida), la nuova Lancia Gamma, la nuova DS8 e la nuova DS7”. Di questi, solo la DS8, appena rivelata, sara’ esclusivamente a batteria, mentre la grande novità è l’aggiunta della versione con motore a combustione interna (ICE) anche per la ammiraglia Lancia.
E Cassino? Il rilancio dello stabilimento prevede – verosimilmente dopo il 2026 – la produzione di una vettura top di gamma. Il manager ha ricordato come a Cassino nasce la nuova piattaforma STLA Large su cui saranno prodotti a partire dal 2025 la nuova Alfa Stelvio, e poi dal 2026 la nuova Alfa Giulia. Ma per la fabbrica sono anche “in valutazione” versioni ibride di Giulia e Stelvio che affiancherebbero quelle elettriche. Ad Atessa, invece, partirà nel 2027 la produzione di una “nuova versione di Large Van appositamente studiata per la massima competitività nei confronti della concorrenza asiatica”.
In dettaglio i progetti vedono la produzione della versione ibrida della attuale 500 da fine 2025, confermano la produzione di una nuova generazione di 500 fino al 2032-2033 mentre per i cambi eDct – oggi realizzati per modelli ibridi per Alfa Romeo Junior, Fiat 600, Jeep Avenger, Citroen C4, Peugeot 2008 – si stima una crescita a 600 mila unità all’anno con la possibilità (ed è una novità) di salire fino a quota 900 mila. Per Mirafiori Imparato conferma poi il valore dell’Hub dedicato all’Economia Circolare che dovrebbe crescere e aumentare i ricavi legati al riciclo. Nel primo anno l’unità ha lavorato 10.000 motori, 10.000 cambi e ha rigenerato 1.000 batterie rigenerate, 5.000 i veicoli ricondizionati e 1,8 milioni i componenti lavorati.
Di grande impatto poi la localizzazione a torino del centro decisionale per l’Europa, “un segnale della centralità dell’Italia” oltre all’hub internazionale della redditizia divisione di veicoli commerciali Pro One. In aggiunta Stellantis ricrda il programma GrEEn-campus, per la trasformazione dei luoghi di lavoro, con la creazione di ambienti collaborativi e a zero emissioni di carbonio, e il Battery Technology Center che aumenta la capacità di Stellantis di progettare, sviluppare e testare pacchi batteria, moduli, celle ad alta tensione e software che andranno ad alimentare i futuri veicoli dei brand Stellantis. Il centro è tra i più grandi dell’industria automobilistica europea.
“Desidero innanzitutto ringraziare tutti gli attori di questo tavolo che dopo due anni di intenso lavoro comune ci permettono finalmente di segnare una svolta, in Italia e in Europa. Ora possiamo rimettere sulla giusta strada l’auto italiana ed europea, possiamo farlo da oggi in Italia, dobbiamo farlo insieme in Europa. È il momento delle decisioni, è il momento della responsabilità”, ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, aprendo i lavori del tavolo Stellantis al Mimit.
“In queste settimane ho doverosamente sentito tutti gli attori presenti al tavolo, dai presidenti delle Regioni ai segretari generali dei sindacati, dall’Anfia alle confederazioni di impresa. Il sistema Italia può agire insieme per il rilancio del settore automotive nella difficile fase di rinnovamento tecnologico e transizione industriale”. “Oggi l’Italia può cambiare la politica industriale europea. Siamo in prima linea per superare le ideologie del green deal e realizzare finalmente un approccio pragmatico e realistico, capace di coniugare la sostenibilità ambientale con le esigenze produttive e sociali del nostro sistema industriale”. “Dobbiamo essere tutti consapevoli che la grande battaglia per la sopravvivenza del sistema automotive, e quindi industriale, si svolge in questi mesi in Europa. Di fronte al collasso dell’industria auto del continente, serve un grande sforzo di sistema per tutelare la produzione e salvaguardare l’occupazione”, aggiunge il ministro. ”Per questo il nostro ‘non paper’ che abbiamo presentato al Consiglio competitività, ha subito raccolto un ampio consenso tra i Paesi dell’Unione, oltre al sostegno esplicito delle associazioni imprenditoriali di Italia, Germania e Francia, delle maggiori associazioni europee delle Pmi e dell’Acea (l’associazione delle case automobilistiche europee). Anche il gruppo parlamentare del Ppe, maggioritario a Strasburgo, ha elaborato un documento in sintonia la linea italiana”, conclude Urso.
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