Il 2024 rimarrà un anno memorabile per il tennis. Sicuramente per i risultati raggiunti dai nostri rappresentanti, Jannik Sinner su tutti, ma non solo: per esempio è stata la prima stagione dal 2002 (duemiladue!) senza un Big 3 vincitore Slam. Ed è stato anche l’anno in cui i numeri 1 ATP e WTA – Sinner e Iga Swiatek – sono risultati positivi ai controlli antidoping.
Con il caso Swiatek verosimilmente archiviato dopo la decisione dell’ITIA per la squalifica di un mese e quello di Jannik ancora aperto in attesa dell’udienza davanti al TAS di Losanna dopo la sentenza di “nessuna colpa o negligenza” da parte di un Tribunale Indipendente, era inevitabile che chiunque esprimesse la propria opinione sull’argomento – non importa quanto disinformata. Così, non potevano certo mancare i pensieri dei colleghi tennisti, spesso esplicitamente richiesti nelle interviste – e non avrebbe potuto essere altrimenti.
Tra gli ultimi a parlare, dopo l’onnipresente Nick Kyrgios e Guy Forget, c’è anche Adrian Mannarino, il classe 1988 nel 2023 autore della miglior stagione della carriera, che ha però pagato pegno quest’anno passando dal 17° al 66° posto del ranking. Intervistato da RMC, il mancino francese è stato piuttosto caustico sulla questione: “Non credo più a Babbo Natale, se c’è chi vuole crederci, può crederci. Non è proprio il mio genere” ha detto domenica scorsa durante il programma di Stephen Brunch. “Sono disposto a concedere loro il beneficio del dubbio, ma è comunque molto sorprendente. Ci sono stati due test positivi tra i 300 migliori al mondo e sono entrambi i numeri uno. Inavvertitamente, puoi prendere la compressa sbagliata o la vitamina sbagliata, ma è sorprendente”.
Solo un paio di giorni prima, Kyrgios aveva parlato a ruota libera nel corso del podcast Nothing Major con tanto di affermazioni – diciamo così – non propriamente corrispondenti ai fatti accertati dal Tribunale (“questo tipo si spalma su tutto il corpo una crema che gli dà un’aura pazzesca”, “già sono forti, poi prendono tutti questi farmaci che migliorano la prestazione”, per fare un paio di esempi) senza che nessuno dei conduttori avesse alcunché da obiettare. E il pensiero di Mannarino è piuttosto simile: “Mi vedo ogni mattina, a 36 anni, alzami e zoppicare. Dover scendere in campo contro ragazzi di 20-25 anni, se non sono puliti, diventa complicato. Spero per loro che sia così”. E non solo, perché ha espresso anche “dubbi” sulla gestione dei casi da parte degli organi preposti e crede che “abbiano fatto tutto per farli apparire come atleti puliti, vittime di tutto ciò”.